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Questo libro, con illustrazioni a colori, nasce con il desiderio di far conoscere, a chi vorrà leggerci, alcuni momenti della vita dell’autore, perché potrebbero essere utili ai giovani e meno giovani come esperienza indiretta per correggere o migliorare alcuni comportamenti, evidenziati, durante il nostro racconto, in maniera troppo spontanea e semplicistica. Ma c’è di più: nel raccontare i passaggi salienti della vita dell’autore, si fanno conoscere alcuni fatti della storia contemporanea della cosiddetta epoca fascista. I giovani, ma anche moltissimi meno giovani, probabilmente o forse sicuramente, non sanno che cosa sia stata la “tessera del pane”, o “tessera della fame”; ancora, forse anche qui sicuramente, non sanno che, durante l’epoca fascista, gli anni si contavano a partire dalla Rivoluzione fascista del 1922. Perciò, io che sono nato nel 1940, durante il periodo fascista, si diceva sono nato nell’anno XVIII, scritto in numero romano. Con la caduta del Fascismo, nel 1945, gli anni si continuano a contare come prima della Rivoluzione fascista, a partire da dopo Cristo. Oggi siamo nel 2024. Auguri di buona lettura.

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Questa seconda edizione, riveduta e accresciuta, del volume “Le poesie e la prosa” del professore veronese Giovanni Cacciatori comprende tutta la produzione letteraria dell'autore. Molte poesie, tutte in stile metrico classico, sono commentate dall'autore. Si ha l’impressione, leggendo l’opera dell'autore, che egli abbia raggiunto uno stato di grazia illuminato dalla speranza della salvezza dovuta alla corrispondenza tra ciò che ha cercato e ciò che ha trovato. Tra le prose, sono interessanti quelle che raccontano la vita dell'autore, dalla scuola elementare all'università, e quelle che evidenziano le fonti letterarie che gli hanno fatto da guida nella realizzazione della sua poetica artistica. L’edizione è di lusso, con elegante copertina in similpelle, dorso tondo e capitelli con stampa in oro sul piatto e sul dorso e segnalibro in tessuto pregiato. Il peso del volume ne evidenzia l’importanza.

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Ci piace presentare questo nostro lavoro, dedicato ai giovani che si accingono ad intraprendere lo studio della filosofia, con due pensieri che abbiamo trovato nella prefazione e nella nota introduttiva della Metafisica di Aristotele tradotta da Giacomo dal Sasso: «Giacché la parola di Aristotele, chiamato per antonomasia il Filosofo, risuona ancora nelle aule delle pubbliche scuole e riprendono vigore gli studi aristotelici, sia concesso anche a me di apportarvi un modesto contributo, il quale è di carattere particolare e specifico, tale quindi da non contendere ad altri il passo, ma da affiancare, invece, l’opera altrui. Ognuno, quindi, qualunque sia la filosofia che egli professa, può trovare e conoscere in Aristotele non solo le proprie, ma anche le altrui ragioni, secondo il detto “audiatur et altera pars”. E per chi chiede che la filosofia sia aporematica, o positrice di problemi, Aristotele è ottimo maestro di problemi».

Tra i temi affrontati nel libro vi sono: la fisica, la metafisica, l’etica e la politica, la felicità, le virtù, i piaceri e l’amicizia, il tempo delle nozze e il problema sessuale, l’educazione dei figli, i giochi e le materie d’insegnamento, la scuola di Stato e la città ideale, l’educazione del cittadino ai valori costituzionali.

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Come è ben noto, il greco sýmbolon - da sýmbàllein, “mettere insieme, accostare, far combaciare” - indicava nell’antichità un segno di riconoscimento (un anello, un sigillo, una piastra o altro) che veniva diviso in due metà, di cui una era consegnata a un ospite, a un alleato o alla controparte nella conclusione di un affare o di un accordo. In un momento successivo, tale rapporto poteva così esser dimostrato e fatto valere, mediante la riunificazione delle due parti dell’oggetto stesso. Dunque si comprende che il simbolo non esaurisce in sé la sua funzione, ma attraverso sé rimanda anche a qualcosa d’altro. Il simbolo religioso - in particolare - finisce per collegare i piani di una rappresentazione percettibile e di un significato di ulteriorità, rinviando in questo caso alla realtà del sacro e indirizzando in questo senso l’esistenza dell’essere umano… (dall’Introduzione).

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La critica si è favorevolmente espressa su tutte e quattro le commedie brillanti contenute in questa raccolta: “Ben congegnate” “Esilaranti” “Godibilissime” “Un vero divertimento”. Le scenografie sono uniche per tutte le commedie e ciò agevola notevolmente la messa in scena di questi testi, soprattutto per il teatro amatoriale. A questo si devono aggiungere i diversi premi che queste commedie hanno ottenuto: Premio assoluto “Teatro in Piazza”, Turriaco; Terzo premio (testo ridotto tratto da De ‘sta poìtica… se mòre) “Nina Scapinello”, Castelfranco Veneto; Premiazione da parte dell’Unione Nazionale delle Proloco d’Italia, Roma. In particolare la commedia Perpetua zòvane… casìn in canonica è divenuta una pièce teatrale messa in scena da molte compagnie teatrali e con numerose repliche, riprodotta tra l’altro più volte da diverse TV locali. Le commedie brillanti contenute in questa raccolta sono: Perpetua zòvane… casìn in canonica - A barbiera e… a so botèga! - De ‘sta poìtica… se mòre! - Me trisavoli… i fantasmi!

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Questa terza edizione del testo, arricchita da nuovi componimenti e tre spartiti musicali, è rivolta, come le edizioni precedenti, a tutti coloro che hanno la tendenza a scrivere poesia. Infatti, le prime due edizioni, molto richieste, sono andate esaurite. Questa nuova edizione, che vuole onorare il 700° anniversario della morte di Dante Alighieri, è composta di tre parti: la prima parte, di quattro capitoli, presenta la teoria con la quale si forniscono le informazioni di base per avere un iniziale approccio con le regole elementari della tecnica metrica, che caratterizza la poesia; mentre, con la seconda parte, si guidano i lettori e gli apprendisti nella pratica della costruzione e composizione dei versi, attraverso gli esempi dei componimenti poetici dell’autore. Infine, la terza parte offre un’Appendice con utile dizionario dei principali termini tipici della tecnica poetica ed una spiegazione dell’endecasillabo saffico, con relativa rappresentazione grafica. Il volume è chiuso da notizie biografiche dell’autore e tre componimenti musicati da Andrea Basile, ingegnere di Caserta con la passione della musica (o musicista con la passione dell’ingegneria). Ci piace ricordare che, allo stato attuale, di quanti pubblicano libri di poesie, solo una esigua minoranza sa che cosa sia realmente la poesia e scrive poesie nel senso pieno del termine, alla maniera dei grandi poeti del passato e del presente, da Dante a Foscolo, da Leopardi a Carducci, da Pascoli ad Amato Maria Bernabei, a Piergiorgio Boscariol, ad Enzo Ramazzina, a Stefano Valentini. Ora, poiché la poesia è arte e ogni arte si apprende andando a scuola dai maestri d’arte, “andando a bottega”, come si diceva una volta, questo libro rappresenta la bottega, la fucina dove si apprende umilmente, con sacrifici, tentativi ripetuti, pazienza e costanza, a costruire versi, a versificare. Ma una cosa è costruire versi, la cui abilità si può conquistare studiando questo manuale, altra cosa è produrre poesia, che nasce solo dall’ispirazione lirica dell’autore. Sono andati a bottega anche Giotto, Dante, Raffaello, Leonardo da Vinci, Michelangelo; tutti hanno fatto la loro gavetta, la loro scuola-bottega e spesso hanno saputo innovare e fare progressi rispetto ai loro maestri, anche con nuove sperimentazioni e tecniche più elaborate. Questo è l’auguro che ancora rivolgiamo ai nostri lettori.

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Abstract

“Questo libro è dedicato alle nuvole, ai sentieri che esse indicano nel cielo giocando con i raggi del sole e gli uccelli, ma è dedicato anche alle tracce che le nuvole disegnano sulla terra: alle emozioni e agli interrogativi che accompagnano l’essere umano, e che durante la pandemia da Covid 19 si sono enfatizzate”.

Infatti, l’esperienza sociale, in cui l’umanità intera è stata coinvolta anche nel segno della privazione delle relazioni, ha avuto una sua unicità e specificità, intimamente legata alla singolarità personale ed ha generato emozioni nuove, contrassegnate da momenti tragici e momenti di rinascita. Gli autori hanno saputo egregiamente cogliere questa altalena continua, riprendendo e rielaborando le suggestioni trasmesse.

Il libro, ricchissimo di straordinarie fotografie a colori, svela anche un’analogia con il testo biblico e con il cammino del popolo ebraico nel deserto accompagnato dalla nube (presenza di Dio, quale unica certezza nell’aleatorietà dell’esistenza umana). Il tema è magistralmente colto tramite impressioni visive, verbali, stimolo all’interrogazione e al cambiamento (come chiave dinamica di ricerca del senso).

Ne emerge una proposta di affrontare l’esperienza umana come certezza di una Verità che sia bellezza e che faccia superare l’aleatorietà (che è fede per i credenti, auspicio di speranza per gli agnostici).

Ai lettori è rivolto l’augurio di “vivere ogni istante a pieno, a cercare l’essenziale e condividerlo, a non trascurare i leggeri moti dello spirito, ad allenarvi a trovare nei dettagli del cielo una Bellezza capace di elevarci, a scendere nelle profondità di voi stessi, per chiedervi se siete felici della vita che state vivendo, se potete rispecchiarvi sorridenti nel cielo sopra di voi oppure se non sia il caso di «muoversi» per diventare una persona migliore”.

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“In quella parte de la terra prava italica che siede tra Rialto e le fontane di Brenta e di Piava” (Paradiso, Canto IX, 25-27), che la sarìa la nostra Marca Trevisana co’ un fià de quel de Padova e de Venessia. Dai tempi de Marco Caco al dì de anquò, qua da nojàltri ghe n’è successe de robe… tante, ma tante ben! Par contarle tute a ghe vorarìa ‘na enciclopedia, ma se metèmo insieme ai libri de storia, un fià de ciaccolèssi, ‘na scodèla de tradissiòn, do fette de alegria e magari… un goto del quel bon… a vien fora che scoprimo de abitar su un tòc de tera che l’è da fòghi artificiài!… Gavemo le pì bele montagne che te possa imaginar… gavemo Venessia… e tròvaghene ‘n’àntra de compagna!... Gavemo el prosecco… gavemo el raìccio pì bon che ghe sia… gavemo i fanghi de Abano e el Santo sensa nome… […] Beh… Se te ga vòja de rivìvar el godèsso del nostro vèccio dialèt… ben! Ciòlte ‘na sbrancadèla de straccaganàsse, ‘na latìna de prosecchìn, sentate qua e… spètta che te conto…

“Dante Callegari è uno dei più fini interpreti e difensori del nostro dialetto. Non di quello imbastardito con l’italiano che sentiamo farfugliare oggi, ma che si parlava mezzo secolo fa. Prima di quella rivoluzione silenziosa degli anni sessanta che ha cambiato il nostro modo di vivere e ha cancellato la civiltà contadina. Un compito che sta adempiendo con una bravura riconosciutagli da molte parti. Almeno quanti sono i numerosi premi letterari che finora ha meritatamente vinto…”

“…Dante ha mantenuto la sua voglia di raccontare nella parlata antica trevigiana, quella popolana, molto diversa da quella colta cittadina. Si tratta di un gergo originale (per il quale l’autore offre anche un piccolo glossario) che cattura l’attenzione del lettore delle brevi storie narrate, a partire da quelle familiari per allargarsi a quelle del territorio, passando dal profano al religioso, dalla descrizione del modo di lavorare e di cucinare contadino...”

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Con questo volume ci proponiamo due scopi: primo, non offrire un sapere già confezionato e pronto da digerire, ma far parlare le fonti con il loro linguaggio semplice e più comprensibile del nostro; secondo, creare una nuova classe di studenti che si abituino, sin da giovanissimi, guidati opportunamente da queste pagine e dai loro insegnanti, a costruire essi stessi, sul materiale offerto, il loro sapere. I contenuti delle fonti spaziano dalle teorie astronomiche a quelle biologiche-sessuali (tra cui quelle sulla procreazione), da quelle musicali a quelle dietetiche, da quelle sulla felicità a quelle sul destino dell’uomo, sulla libertà e sulla necessità e così via. Si tenga nella dovuta considerazione l’interessante e sempre attuale affermazione del sapientissimo Democrito, secondo il quale «l’interesse dello stato deve collocarsi al di sopra di tutti gli altri, se si vuole che lo stato sia ben governato; e non si devono cercare tutti i pretesti per calpestare la giustizia, né tentare di soverchiare il bene comune». Queste fonti, come selezionate da noi, palpitano di viva attualità e fremono per la voglia di manifestarsi al più presto a quanti hanno a cuore non solo la conoscenza degli eterni valori della cultura filosofica, ma anche e soprattutto i sani principi e valori su cui si fonda ogni comunità umana, civile e democratica.

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Faccio parte anch’io di questo affascinante impulso perfettamente sincronizzato: anch’io rientro in questo indicibile progetto che perennemente si rinnova. Ma so che mi rimane poco tempo per dedicarmi a tali meditazioni, essendo pressato dall’urgenza di dovermi dedicare all’odioso confronto con le cose quotidiane che assillano il nostro stato esistenziale, mentre, purtroppo, la notte sta per finire e già intravedo all’orizzonte il tenue chiarore dell’ora antelucana.

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Quest’opera, che onora il 700° anniversario della morte di Dante Alighieri, fissato nel 2021, è rivolta a tutti coloro che hanno la tendenza a scrivere poesia. Allo stato attuale, di quanti pubblicano libri di poesie, solo una esigua minoranza sa che cosa sia realmente la poesia e scrive poesie nel senso pieno del termine, alla maniera dei grandi poeti del passato e del presente, da Dante a Foscolo, da Leopardi a Carducci, da Pascoli ad Amato Maria Bernabei, a Piergiorgio Boscariol, ad Enzo Ramazzina, a Stefano Valentini. Ora, poiché la poesia è arte e ogni arte si apprende andando a scuola dai maestri d’arte, “andando a bottega”, come si diceva una volta, questo libro rappresenta la bottega, la fucina dove si apprende umilmente, con sacrifici, tentativi ripetuti, pazienza e costanza, a costruire versi, a versificare. Ma una cosa è costruire versi, la cui abilità si può conquistare studiando questo manuale, altra cosa è produrre poesia, che nasce solo dall’ispirazione lirica dell’autore. Sono andati a bottega anche Giotto, Dante, Raffaello, Leonardo da Vinci, Michelangelo; tutti hanno fatto la loro gavetta, la loro scuola-bottega e spesso hanno saputo innovare e fare progressi rispetto ai loro maestri, anche con nuove sperimentazioni e tecniche più elaborate. Questo è l’auguro che rivolgiamo ai nostri lettori.

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L’affermazione, attribuita al compositore Gustav Mahler, per cui «la tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri», ben si addice a introdurre questo libro. Il gesto di accompagnare con queste righe la pubblicazione del volume di Enzo Ramazzina, offre l’opportunità di evidenziare alcuni nessi teorici che sottendono ed incorniciano un’operazione culturale di tale sorta. Innanzitutto, abbiamo tra le mani un saggio di taglio storico, frutto di paziente ricerca delle fonti, di analisi critica dei documenti reperiti, di disposizione attenta e precisa dei dati raccolti. Ricerca, analisi critica e disposizione: tre operazioni che richiedono tanta passione quanta precisione, tanto l’acribia dello storico quanto la poesia del comunicatore. Ramazzina, come in altri suoi scritti storici, letterari e poetici, ha nuovamente riunito tali abilità mettendole al servizio di un luogo preciso, di una vicenda singolare e di un complesso di elementi che hanno nel Santuario di Monteortone il loro punto focale. (prof. don Giulio Osto, Facoltà Teologica del Triveneto - PD).

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Perché parlare della civiltà e del pensiero religioso dell’India, di un ‘mondo’ che può apparire segnato da una distanza assoluta, non solo e non tanto nello spazio – oggi facilmente superabile – ma ancor più lontano nella dimensione culturale, concettuale, spirituale? Che abbiamo noi a che fare con l’India?… Eppure uno dei più insigni orientalisti italiani, il marchigiano Giuseppe Tucci, sottolineava che “fin dall’età preistorica l’Asia rovesciò sull’Occidente migrazioni frequenti… Lungo le vie meridionali si compiva il cammino inverso: l’Europa, a cominciare da Alessandro Magno, gravitò verso le ricche terre dell’Iran e dell’India… Per conseguenza erano aumentati gli inevitabili contatti e scambi delle idee… Questi fatti bastano a mettere in luce sia l’unità e solidarietà storica del continente euro-asiatico sia l’importanza dell’Asia per le sorti e il conformarsi della cultura dell’Occidente”.

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L’affermazione, attribuita al compositore Gustav Mahler, per cui «la tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri», ben si addice a introdurre questo libro. Il gesto di accompagnare con queste righe la pubblicazione del volume di Enzo Ramazzina, offre l’opportunità di evidenziare alcuni nessi teorici che sottendono ed incorniciano un’operazione culturale di tale sorta. Innanzitutto, abbiamo tra le mani un saggio di taglio storico, frutto di paziente ricerca delle fonti, di analisi critica dei documenti reperiti, di disposizione attenta e precisa dei dati raccolti. Ricerca, analisi critica e disposizione: tre operazioni che richiedono tanta passione quanta precisione, tanto l’acribia dello storico quanto la poesia del comunicatore. Ramazzina, come in altri suoi scritti storici, letterari e poetici, ha nuovamente riunito tali abilità mettendole al servizio di un luogo preciso, di una vicenda singolare e di un complesso di elementi che hanno nel Santuario di Monteortone il loro punto focale. (prof. don Giulio Osto, Facoltà Teologica del Triveneto - PD).

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Queste pagine, pubblicate per la prima volta venticinque anni fa, hanno il pregio di allargare il discorso da un momento storico contingente, quello delle cronache contemporanee, ad un tempo che travalica le epoche e le società, rendendo palese come le mancanze, i difetti e i limiti che caratterizzano la natura umana siano in fondo sempre i medesimi, avendo già i latini escogitato i modi migliori e più lapidari per definirli e stigmatizzarli. Facendolo con lapidaria saggezza e, spesso, con un sorriso: il quale, a seconda dei casi, può risultare di noncuranza, scherno, compatimento o, più semplicemente, amarezza. «Si auspica che la lettura non si esaurisca se non dopo aver attinto dalla classicità quel retaggio di norme di vita etica, e sotto certi aspetti culturale, che stiamo dilapidando a causa della nostra non incolpevole superficialità. Chi scrive non è mosso dalla pretesa di insegnare alcunché all’occasionale lettore, ma è spinto dal desiderio di fornirgli, qualunque sia l’ambito entro cui svolge la sua attività, momenti di riflessione che lo facciano operare sotto l’usbergo della coscienza, ritrovandosi magari in sintonia con la massima che ha avuto modo di leggere».

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In questo volume i quattro poeti, operanti nell'area padovana e uniti dall'appartenenza all'Associazione Dante Alighieri: Laboratorio di Poesia Classica, hanno dato prova di flessibilità, di elasticità, non limitandosi a pubblicare componimenti ispirati alla tradizione classica soltanto nella struttura, ma soprattutto cercando di accostarsi alla letteratura, e nello specifico al genere della poesia, con un sentimento di rispetto per il bello che non prescindesse dalla competenza tecnica peculiare, da quella grammaticale, da quella retorica - ovvero dall'eloquenza come disciplina del parlare e dello scrivere -, dal sentimento sano e robusto, dal pensiero creativo, sottraendosi il più possibile alla banalità, al luogo comune, al portamento informale e sciatto ed a quant'altro potesse svilire il loro intento. La scelta della poesia in metrica non è una limitazione destinata a produrre testi tutti uguali o simili e, anzi, la presente pubblicazione dimostra come affidarsi a regole e tecniche non significhi affatto rinchiudersi in gabbie opprimenti, tali da mortificare l'ispirazione. In questi quattro autori l'ispirazione poetica, qualunque cosa essa realmente sia (il dibattito è aperto, da secoli), c'è e si sente. La scelta di una forma e di una dimensione inderogabile non vincola, bensì guida l'autore nel perseguimento del fine primario di tutta l'autentica poesia, ovvero l'utilizzo delle migliori parole nel miglior ordine rinunciando a ridondanze, superfluità, approssimazioni, eccedenze. Il che sarebbe una gran bella disciplina anche nella vita di tutti i giorni: durante la quale nessuno si esprimerebbe mai parlando in versi, ma certo gioverebbero molto alcune delle regole di cui quest'antologia fa tesoro. Perché le parole sono importanti, sempre, e la vera poesia sa come renderle tali.

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Sandro Boscaro ha lottato contro la SLA (sclerosi laterale amiotrofica) senza mai arrendersi. Si è sottoposto al trapianto di cellule staminali neurali fetali: secondo caso al mondo. La sua vicenda è diventata una pagina di storia scientifica, tanto che la stampa gli ha dedicato parecchi articoli di giornale. Dentro un corpo ormai mortificato nella sua esteriorità, fa splendere il suo essere interiore di persona coraggiosa e caparbia. Fino alla fine sarà la speranza a fargli superare l’angoscia dei momenti bui. L’amore della famiglia e degli amici lo accompagneranno fino all’ultimo respiro.

“Un libro toccante, di quelli che lasciano il segno poiché tutti penserebbero che una cosa del genere non possa avvenire mai, l storia della lotta di Sandro Boscaro, pallavolista di eccellenza, contro la Sclerosi laterale amiotrofica, una grande forza espressa in termini di fatti, che vengono riportati con parole sue e di altri testimoni della sua sofferenza. Un libro, una storia, dov’è presente l’accettazione della propria condizione, la voglia di sconfiggere u male che si è impadronito di lui, facendo egli stesso, talvolta, forza alle persone vicine, un gran coraggio, appunto, quello di morire, di essere sconfitto [...]. Una persona con una forza d’animo tale, che riesce a sublimare le sue sofferenze trasformandole in parole di conforto, versi e comunicazioni epistolari che travolgono, per la sua fede, anche chi non ne ha, oppure l’ha persa in un trascorso più o meno remoto [...], un’anima semplicemente eccellente che senza fronzoli ha effettuato un percorso invidiabile [...]”.

Lorena Biasiolo, dopo la morte del marito Sandro, si è impegnata e continua ad impegnarsi a favore della ricerca sulla Sla, organizzando Memorial annuali.

Cinzia Toninato è coautrice nei libri “Es temporanea” e “Malta femmina”. Inoltre è presente nelle raccolte “R.A.P.T.U.S.” e “S’io fossi fuoco”.

Quanti volessero contribuire a sostenere la ricerca lo possono fare attraverso l’IBAN IT46S0760112100000072883317. Eventuali proventi che la Casa Editrice dovesse ricavare dalle vendite saranno donati all’ASLA, associazione che si dedica al sostegno degli ammalati e dei loro familiari.

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Il volume comprende tutta la produzione letteraria dell'autore. Le poesie, tutte in stile metrico classico, sono commentate dall'autore. Come afferma la professoressa Monica Pinotti nella prefazione, l'autore ha raggiunto uno stato di grazia illuminato dalla speranza della salvezza dovuta alla corrispondenza tra ciò che ha cercato e ciò che ha trovato. Tra le prose, sono interessanti quelle che raccontano la vita dell'autore, dalla scuola elementare all'università, e quelle che evidenziano le fonti letterarie che gli hanno fatto da guida nella realizzazione della sua poetica artistica.

L’edizione è di lusso, con elegante copertina in similpelle, dorso tondo e capitelli con stampa in oro sul piatto e sul dorso e segnalibro in tessuto pregiato.

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La storia d’amore tra Marika e Igor nasce e si sviluppa durante le ricerche che la protagonista fa per trovare le radici della propria vita. Portata dalla zia Alina dalla Bulgaria in Italia, quando Marika aveva solo due anni, dopo la laurea progetta un viaggio in Bulgaria e poi in Giordania per scoprire luoghi, amicizie e parentele dei suoi genitori fino a prima di morire entrambi in un incidente stradale. L’incidente stradale in cui morirono i genitori di Marika fu casuale o provocato?

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da 5 a 105 anni:

ideale per i bambini della scuola elementare, i fanciulli della scuola media e per tutti gli adulti.

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Sandro Boscaro ha lottato contro la SLA (sclerosi laterale amiotrofica) senza mai arrendersi. Si è sottoposto al trapianto di cellule staminali neurali fetali: secondo caso al mondo. La sua vicenda è diventata una pagina di storia scientifica, tanto che la stampa gli ha dedicato parecchi articoli di giornale. Dentro un corpo ormai mortificato nella sua esteriorità, fa splendere il suo essere interiore di persona coraggiosa e caparbia. Fino alla fine sarà la speranza a fargli superare l’angoscia dei momenti bui. L’amore della famiglia e degli amici lo accompagneranno fino all’ultimo respiro. Lorena Biasiolo, dopo la morte del marito Sandro, si è impegnata e continua ad impegnarsi a favore della ricerca sulla SLA, organizzando Memorial annuali.

Quanti volessero contribuire a sostenere la ricerca lo possono fare attraverso l’IBAN IT46S0760112100000072883317. Eventuali proventi che la Casa Editrice dovesse ricavare dalle vendite saranno donati all’ASLA, associazione che si dedica al sostegno degli ammalati e dei loro familiari.

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Quest’opera è ricchissima di componimenti diversi. Infatti, i tipi di componimenti presenti sono i seguenti: Acrostico in endecasillabi sciolti; Canzone di tipo leopardiana, detta anche libera; Decasillabi; Endecasillabi sciolti; Endecasillabi sciolti + settenario; Filastrocche in versi liberi; Filastrocche in versi ottonari; Polimetri (versi liberi di varia lunghezza); Quartine circolari in versi decasillabi rimati; Quartine legate in decasillabi sciolti; Scala metrica; Sestina promiscua senza rima; Sonetto caudato in endecasillabi sciolti; Sonetti in endecasillabi sciolti; Sonetti classici; Strofe alcaiche; Strofe saffiche; Strofe anacreontiche.

Si segnala che, tra le suddette tipologie di poesie, si trovano anche nuovi modi di costruire le quartine e le sestine, a titolo di sperimentazione.

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Un incontro casuale dà il via ad una vicenda nella quale sono in varia misura coinvolti, oltre ai due diretti interessati, un’aspirante fidanzata, un corteggiatore, le amiche e la madre di lei, le colleghe, l’ex coniuge e, soprattutto, i due figli: che diventano amici, come fratello e sorella, e faranno tutto il possibile affinché il padre e la madre diano vita ad una vera coppia, anzi ad una nuova famiglia. Una storia d’amore appassionante, un intreccio con più protagonisti nel quale le situazioni, i pensieri, le riflessioni catturano il lettore dall’inizio alla fine, esplorando con grande vivacità narrativa la complessità dei sentimenti.

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Una polemica sugli studenti e sull’università nella Padova del dopo 1948 che vede coinvolto lo studente in legge Ippolito Nievo, futuro autore di quel capolavoro che saranno “Le Confessioni di un italiano”, e Luigi Mazzoldi, giornalista al soldo dell’Austria. L’occasionalità della controversia diventa per Nievo una riflessione sulla condizione degli studenti e sull’età giovanile che ricordano le stesse riflessioni che fece il giovane universitario Walter Benjamin nel 1916 con “La vita degli studenti”.

Dall'elogio: «Ella crede che noi entreremo come elemento di corruzione nella generazione futura; ed io son certo che le generazioni cresceranno sempre al meglio, e che di questo miglioramento, noi, noi esseri depravati avremo qualche merito. La gioventù è generosa».

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I personaggi di questi racconti sono vissuti nella campagna e nel borgo, poche case attorno all’antica pieve. Sono scomparsi dalle strade della vita e del paese, ma sono ben vivi nella mente e nelle pieghe dell’anima dell’autrice. Sono frammenti di un tempo lontano, dentro i quali prendono forma uomini e donne che catturano la nostra umana simpatia, stimolata da un racconto serrato ed emozionale. Il primo racconto dell’opera, “Salve Regina”, ha vinto il Premio Letterario Nazionale città di Porto Viro, 5^ edizione, anno 2015, Sezione prosa.

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Nel catalogare questo scritto si potrebbe dire che si tratta di un saggio di fantapolitica, ma la proposta politica qui contenuta non è irrealizzabile. Certamente non è un romanzo e non ha la suspens edel “come andrà a finire?”. La ricostruzione di una normativa che non soggiaccia alla logica dei privilegi, e che risponda al desiderio di giustizia che da sempre è insito nella stessa vocazione sociale dell’uomo, potrà sembrare fantascienza per chi non ha nemmeno la fantasia d’immaginare la politica senza partiti, lobby, sindacati, corruzione, clientelismo, nepotismo & co. Per altri, cultori dei codici dove il diritto è solo una scienza e non un valore umano, queste teorie potranno apparire eretiche, perché non rispettose delle regole proprie di un ordinamento giuridico, senza accorgersi che proprio la farraginosità di quelle regole si è conformata a garanzia solo del delinquente e non anche dell’onesto. Altri ancora, affiliati alla partitocrazia di stampo “politico” o “sindacale”, lanceranno anatemi contro ogni tesi che possa sottrarre la “cosa pubblica” alla loro logica di spartizione e tenti di demolire la cupola delle lobby e dei privilegi. Se, invece, nel leggere queste semplici espressioni di buon senso, sorge lo stimolo di criticare e nello stesso tempo di intuire nuove soluzioni da elaborare in un rinnovato progetto costituente, allora lo scopo di questo lavoro è raggiunto. Solo se un nuovo diritto saprà restituire pari dignità all’uomo e un’universale volontà politica saprà abbattere il privilegio, allora potremo recuperare, se non per noi almeno per i nostri figli, la giustizia.

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Questo trattato ha un duplice scopo. Innanzi tutto vuol essere uno snello manuale didattico, per l’apprendimento delle fondamentali nozioni di prosodia e di metrica, ad uso delle scuole superiori e dei primi livelli di competenza universitaria. In secondo luogo si prefigge l’obiettivo di avviare l’apprendista poeta, chiunque senta la vocazione di scrivere in versi, alla conoscenza e alla pratica della tradizione, che sola, ritengo, può permettere la libertà schietta del verseggiare, perfino in altri generi, diversi dal modo nativo. Infatti, l’opera, aperta da una arguta prefazione del prof. Amato Maria Bernabei, affronta e sviluppa tutti gli elementi della tecnica metrica e si chiude con una ricca appendice di riflessioni letterarie dell’autore, pubblicate tra il 2010 e il 2013 ne “La Nuova Tribuna Letteraria”, rivista fondata da Giacomo Luzzagni e diretta da Stefano Valentini.

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Nel 750° anniversario del genetliaco di Dante Alighieri, Vincenzo Grasso, socio fondatore e promotore dell’“Associazione culturale Dante Alighieri: laboratorio di poesia classica”, con sede a Padova, ha voluto onorare la memoria di Dante e la poesia con la pubblicazione di codesto libro. Esso è rivolto a tutti coloro che amano leggere la poesia e a coloro che hanno la tendenza a scrivere poesia. Di tutti coloro che scrivono poesie e pubblicano libri di poesie oggi, solo una esigua minoranza, che si aggira intorno allo 0,1%, sa che cosa è la poesia e scrive poesie nel senso pieno del termine, alla maniera dei grandi poeti del passato e del presente, da Dante, a Petrarca, a Foscolo, Leopardi, Carducci, Pascoli, Quasimodo, Montale, Merini, e tanti altri nostri amici viventi, Amato Maria Bernabei, Piergiorgio Boscariol, Enzo Ramazzina, Stefano Valentini, Giovanni Cacciatori, Dante Callegari. Poiché la poesia è arte, come la musica, la pittura, la scultura, l’architettura, la danza,… e poiché ogni arte si apprende, allora questo libro rappresenta la “bottega”, la fucina dove si apprende a costruire versi, a versificare. Ma una cosa è costruire versi, altra cosa è produrre poesia.

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Gabriella, la protagonista di questo romanzo, dopo la delusione d’amore con il suo fidanzato, non ne vuole più sapere di matrimonio. Di modesta famiglia, ma laureata in Scienze economiche, si dimette dall’impiego per fondare con due sue amiche una piccola società e organizzare l’apertura di un negozio di pelletterie. Le vendite degli articoli del negozio non vanno molto bene, ma capita tra i clienti un giovanotto che si innamora di lei e, nonostante la sua ritrosia, riesce a farla inserire e a farla adeguare al suo ambiente altolocato. Gabriella è bella, elegante, sensuale e, dopo poco tempo di frequentazione del nuovo ambiente sociale, scopre una cosa sensazionale che le cambia o, meglio, le stravolge la vita...

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La poetica di Cacciatori ha raggiunto uno stato di grazia illuminato dalla speranza della salvezza dovuta alla corrispondenza tra ciò che ha cercato e ciò che ha trovato. Vive con fiducia, con una certezza di fondo che aiuta a sopportare le sofferenze. È una grazia ottenuta, da sempre invocata. Niente avviene per caso, afferma. Centoundici poesie con medesimo schema, sonetti e novenari. La sua è una lirica molto alta e sostenuta, di stile perfetto, aderente a modelli classici. La lettura dei titoli, sfogliando le pagine, crea una atmosfera soffusa. L’autore gioca con i suoni, con il metro, con la punteggiatura, ogni tema o elemento referenziale diventa motivo di indagine. Scrittura codificata, ferrea; tuttavia al suo interno racchiude un mondo, pulsa un pensiero spontaneo e libero, il sorriso della poesia. Opera di esaltazione della vita attraverso la bellezza e la perfezione. Valorizzazione del vissuto di ogni attimo. Una tesaurizzazione dell’esistenza. Trattato di poesia creativa. Le poesie, fedeli ad un metro precisissimo, sono scritte in una forma che svanisce per lasciare l’eco della musicalità e l’emozione della saggezza, dell’onestà, della purezza del vivere coerente.

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In questo testo, monsignor Giuseppe Bazzarin (1871-1961) viene ricordato con affetto e gratitudine dall’autore, che ha saputo rievocare, in maniera agile ed avvincente, ricordi e testimonianze ben legati alla sua figura e alle sue opere. Il volume è perciò un omaggio al “sacerdozio cattolico”, che ha trovato in don Giuseppe un teste credibile e fedele quale docente del Seminario Vescovile di Padova, insegnante di materie umanistiche, fine esperto di musica, compositore dotato di un profondo gusto poetico ed impegnato pastoralmente fra la gente, sapendo ben coniugare il servizio di educatore in Padova con la fattiva ed assidua presenza nella sua parrocchia d’origine. Il ricordo grato di monsignor Bazzarin, grande benefattore per la comunità di Monteortone (PD), che all’epoca si stava sviluppando, è ancora vivo nel cuore di molti aponensi, e in particolare di coloro che a Monteortone lo conobbero e l’apprezzarono, beneficiando, fin da ragazzi, del suo poliedrico ministero di presbitero della diocesi patavina.

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È la storia, quasi una biografia, di una ragazza sedicenne, dalla quinta ginnasiale fino all’età adulta di mamma, di moglie, di insegnante di liceo. La conoscenza di un collega professore, prima che rimanesse incinta, la solletica nel suo orgoglio di giovane donna e le continue e finemente raffinate attenzioni di corteggiamento rafforzano in lei la convinzione di essere una donna molto piacente e desiderabile. Il gioco psicologico del cedere o resistere agli insistenti tentativi di un uomo innamorato di avere una relazione affettiva seria e pulita lascia intravedere la fragilità della natura umana, che lotta tra il richiamo, spesso angosciante, ai grandi ed eterni valori spirituali della morale cristiano-cattolica e il piacere, spesso fuggevole e intenso, del desiderio e della carne, anch’esso ansioso e angosciante... 

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Anima e corpo sono un tutt’uno dell’uomo e fede ed eros non sono in conflitto tra loro. Se la fede, supportata dal libero pensare, dalla fantasia e dal dialogo con Dio, è il motore dell’anima, l’eros, supportato dalla forza vitale di ogni essere umano, è il motore del corpo, o meglio, dei suoi sentimenti, sensazioni e istinti, che guidano la persona alla procreazione naturale. Nel pensare comune questi due elementi, eros e fede, sono spesso ritenuti conflittuali, ovvero si pensa che l’eros sia peccato e che il pensiero rivolto alla divinità sia santo. La questione è più ampia, ma io non credo ci sia questa conflittualità.

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Il cinema di animazione è un genere che promuove le crescenti competenze tecniche di coloro che vi prestano la propria opera e, anche grazie alle strumentazioni sempre più all’avanguardia, le trasfigura in vero motivo di crescita e di perfezionamento stilistico. In questo contesto epistemologico, Virgilia Bertolotto intraprende un percorso critico sfociato nel saggio sul cinema di animazione computerizzata, dall’esplicativo titolo di "Dal pixel alla Pixar". Attraverso un excursus che prende avvio dalle origini della computer grafica e ne attraversa la storia in modo trasversale, l’autrice si sofferma sull’analisi di tutti i film prodotti dallo studio Pixar. La brillante disamina raggiunge sicuramente il duplice obiettivo di coinvolgere gli appassionati del genere cinematografico, sorprendendoli talora nello scoprire dettagli inediti, e di incuriosire coloro che si avvicinano al cinema di animazione con sguardo vergine o ne avvertono le incantevoli suggestioni.

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Il libro costituisce una nuova partecipazione alla cultura, senza subirla, ponendo la propria voce da protagonista della vicenda umana. Vita, quasi un diario dell’anima, è titolo significativo, testimonianza di un’ebbrezza fantastica del vivere nella dimensione giusta, collocato là dove desidera trovarsi. Si tratta di una storia personale, ma anche della storia di un’epoca, di un’educazione. Le sue scelte determinano passaggi significativi del proprio curricolo. Per l’autore è stato importante coniare una metodologia esistenziale nata dal bisogno di avere sempre la coscienza pulita e di applicare principi educativi propugnati dalla famiglia alla propria esperienza di studio, di insegnamento e successivamente di scrittura. La tenacia gli ha dato ragione, ha risposto alle sue aspettative, offrendo aperture che un tempo aveva solo sognato. La solidarietà e la comunione con gli altri, assieme ad una maggiore fiducia in sé stesso, hanno realizzato il miracolo. Attivando il motore di uomo di cultura, ha prodotto un’opera unica. (Monica Pinotti)

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«Quando Ilaria mi ha annunciato di voler scrivere un saggio sul cinema di Michael Fassbender, il mio interesse è stato subito stimolato: le sue capacità di analisi e di introspezione ben si sposano al multiforme talento di Fassbender e degli autori che lo hanno valorizzato. Sono certa che il testo di Ilaria porti alla luce l'affascinante complessità di un attore che, a soli trentasei anni, è già una sicura ispirazione per registi e sceneggiatori in cerca di un interprete che sia specchio vero della loro arte cinematografica» (dalla Postfazione di Raffaella Rossato).

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A barbiera e... a so botèga! è una commedia ambientata nella prima metà del novecento, quando la preziosa civiltà contadina non aveva ancora iniziato il suo rapido declino. Civiltà contadina povera di denaro e di scienza, ma ricca di valori e sapienza che la civiltà moderna ha purtroppo abbandonato. È un messaggio rivolto soprattutto ai giovani, perché sappiano ritornare alle loro radici e possano saper coniugare scienza e sapienza, denaro e valori e riscoprire così il piacere degli altri che è motivo di vera gioia; e la gioia è il sale della vita. Questa commedia è scritta nel dialetto dell’entroterra veneto, riprendendo la cadenza di allora, fiorita di termini che oggi appaiono eccessivi o irriverenti, ma un tempo usati copiosamente e con disinibita naturalezza. Del resto, la lingua italiana, così come tutte le lingue “ufficiali”, è fatta per potersi nascondere dietro quello che si dice; il dialetto, invece, è lo specchio dell’anima.

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L’uomo ha bisogno del sogno. Ma di quale sogno? Non di una dimensione onirica inerte e abbandonata, ma del sogno creatore, che riscatta l’uomo dalla polvere, che lo stimola a non arrendersi a delle coordinate mentali, e di azione, che comunemente si chiamano “realistiche”, ma che occorrerebbe cominciare a considerare “ciniche”. L’uomo ha bisogno del sogno, un sogno a occhi aperti, vigile, lucido e febbrile, abitato da ideazioni, opere e creazioni: un sogno in comune, non un sogno solipsistico. Un merito grande del presente testo: quello di sottrarre la “corrente calda” dell’utopia dai meandri, dalla “morta gora” delle biblioteche, togliendola alla fiction, per recuperarla all’ampio volume del pensiero politico, inteso come critica e progettualità. Davvero l’utopia è respiro di progettualità, è speranza progettuale in cammino; se non si è desiderata la totalità, non si potrà neppure aspirare a risultati parziali, e se non si è chiesto l’impossibile, neppure il possibile ci verrà dato. (Giuseppe Goisis, Università Ca’ Foscari, Venezia)

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Abstract

L’aforisma riuscito, faro o lumino che sia, squarcia l’oscurità rivelandosi una guida per l’intelletto e l’azione, un filo d’intesa che corre tra uomo e uomo. Giuseppe Gorruso, oltre a proporne alcuni da lui stesso concepiti, ne ha scelti a centinaia tra gli innumerevoli possibili d’autori antichi, moderni e contemporanei: un elegante labirinto dal quale il lettore, anziché confuso, uscirà ben nutrito e arricchito sotto il profilo conoscitivo, emotivo e spirituale.

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Noto per l’apostolato e il genuino esercizio della vita cristiana, ricca di virtù e nobili aspirazioni ideali, Vinicio Bonifacio Dalla Vecchia, giovane medico patavino, ha condiviso l’amicizia e gli obiettivi con molti personaggi di alta e profonda spiritualità cristiana, che hanno governato la Patria nel primo dopoguerra. Questo libro fissa alcuni ricordi di Vinicio anche tramite dirette testimonianze di quelle vicende e di quegli anni. L’opera del Boscariol è unica e preziosa, perché considera la vita di Vinicio sotto due aspetti storici: quello biografico, contestualizzato nella dottrina sociale della Chiesa, e quello memorialistico, facendo parlare numerosi testimoni, che raccontano particolari inediti e fatti salienti della vita di Vinicio, delineando i contorni della sua missione e della sua fede. «Con queste pagine l’autore si aggiudica un altro merito: quello di tenere vivo il ricordo di un giovane che non cessa di indicare a tutti quale sia stata la sua stella polare: Gesù Cristo! E non è un caso se la Chiesa, avviando il processo di beatificazione, sta vagliando ogni possibilità per proporlo all’attenzione e alla preghiera di tutti i credenti». (Patrizio Zanella)

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In questo libro, l’apparente disomogeneità dei vari piani-sequenza (il cui stile è di volta in volta narrativo, saggistico, lirico, teatrale) si traduce in una densità policentrica, rifratta e potenziata nei registri espressivi scaturiti dall’inventiva dell’autrice e sorretti da un’aspirazione alla Verità e all’Armonia di portata universale. La densità di queste pagine non esige una decifrazione lineare e puntuale, ma chiama il lettore alla condivisione di una prospettiva fondata sulla disponibilità e sull’apertura verso un’idea di orizzonte che si estenda ben oltre le necessità e le meschinerie quotidiane. Su questo terreno, individualità e moltitudine si incontrano: l’Io ha in sé le potenzialità del Tutto, purché comprenda come la materia sia appena un punto di partenza lungo una direzione di ascesa spirituale che non sminuisce l’esperienza, anzi la valorizza. Premessa indispensabile affinché una trama, una direzione, un significato emergano nella vita di ciascuno e nel disegno cosmico che, tra Alfa e Omega, tutti ci comprende e ci accomuna. (Stefano Valentini, "La Nuova Tribuna Letteraria")

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I versi di questa raccolta, oltre a rappresentare l’espressione di un afflato fresco e vivace - al di là dell’età anagrafica dell’Autore - evidenziano una prerogativa di notevole qualità: sono capaci di nobili sentimenti. Riescono, infatti, a trasmetterci gli stati d’animo del poeta, stupito di fronte ai paesaggi; a renderci partecipi dei suoi momenti di sconforto, o di distensione, quando ci racconta il percorso impervio e discontinuo del suo cammino. Si ravvisa, in queste pagine, una filosofia dell’esistere fatta non di concezioni astratte, ma di serrato ascolto della vita. E chi crede che la poesia debba occuparsi soprattutto dell’attualità e sia, nella penna di un buon verseggiatore, uno strumento legittimo per descriverla, farà bene a non perdere i frammenti di saggezza di questa silloge: frammenti che si evincono, in particolare, nei versi dialettali e nelle chiuse delle liriche in lingua italiana.

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L’opera raccoglie complessivamente un centinaio di liriche, di cui circa la metà strutturate secondo le regole della versificazione, proseguendo, in tal modo, il progetto dell’Associazione culturale Dante Alighieri: Laboratorio di poesia classica, che, in collaborazione con l’editore Vincenzo Grasso, da alcuni anni promuove la Rassegna Nazionale “Cento poesie e una lyra”. Anche questa edizione della Rassegna è stata indetta allo scopo di divulgare l’amore per la poesia fra coloro che hanno a cuore l’arte e la cultura italiane. Come di consueto, si è data ospitalità ad autori di diversa estrazione per età, preparazione e livello culturale, sia in lingua che in dialetto, i quali, nell’aver accettato di cimentarsi nell’arte della versificazione, ove richiesto, hanno potuto avvalersi dell’ausilio degli esperti con suggerimenti, chiarimenti, se non addirittura con corsi di formazione. Dal novero degli autori emergono personalità la cui valentìa spicca significativamente. Sono poeti affermatisi con opere di successo, che ringraziamo per non aver fatto mancare la loro presenza la quale, non solo conferisce prestigio alla rassegna, ma offre modelli di poesia moderna, di grande utilità per gli aspiranti poeti.

Abstract

L’Antologia che presentiamo prosegue l’innovativo percorso editoriale, nato dall’intuizione dell’Editore, di proporre un insegnamento dall’alto e dal basso, e accoglie gli autori selezionati nella Sesta Edizione della Rassegna Nazionale “Cento Poesie e una Lyra”, concorso ideato e organizzato dall’“Associazione culturale Dante Alighieri: Laboratorio di poesia classica”. A differenza dei precedenti volumi, si caratterizza per una sezione aggiuntiva, chiamata “Angolo poetico dei bambini”. Le altre sezioni raccolgono i poeti affermati e principianti, con opere in italiano o in dialetto veneto. Conclude il volume una sezione dedicata agli elementi di metrica.

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È il remake del capolavoro di Cesare, fedele all’originale, ma scritto, o, meglio, riscritto in forma colloquiale, immediata, con espressioni di uso corrente. Nella rivisitazione del testo originale, che rinnova, alleggerisce, rende leggibile e integra il testo cesariano, sono aggiunti, senza alterarne il contenuto, molti riferimenti al quotidiano, come già il titolo stesso lascia intravedere. Nell’opera di Cesare, nella sua inquietante attualità, l’autore scopre e mette in risalto, ad esempio, il conflitto d’interessi, che in modo rozzo era previsto anche nell’antica Roma, certi “vizietti” del potere, la politica diventata virtuale e solo immagine sbiadita del vero, i condizionamenti prodotti oggigiorno dalla televisione, allora dal ceto sociale di appartenenza. Ma molti altri fenomeni sociali sono sapientemente toccati: l’arroganza, la tracotanza, la prepotenza, il disprezzo delle opposizioni, il dilagare della mancanza di dignità, la perdita della facoltà di indignarsi, la faziosità degli ex, il ribaltonismo, lo “scilipotismo”, il doppiogiochismo e, infine, la sconfitta della politica. Tra le altre cose, le unità di misura (capacità, peso, lunghezza) sono rapportate al sistema moderno e, finalmente, il sesterzio è rapportato all’euro.

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È sufficiente fermarsi a riflettere appena un poco, per rendersi conto con chiarezza di quale e quanta importanza il simbolo - in tutta la vastissima gamma di espressioni e di applicazioni - ha rivestito, e continua a rivestire nell’esistenza, nel pensiero, nel linguaggio, nell’arte della comunità umana.

Fra i molteplici ambiti in cui può rilevarsi un significativo ruolo del simbolo, una posizione del tutto particolare è tenuta dalle concezioni, dai rituali, dai comportamenti attinenti alla sfera del sacro e della religione.

E qualunque sia la teoria che a proposito del simbolo si possa formulare, è tuttavia evidente che si debba in ogni caso affermare la preminenza del contenuto sul segno, la maggior importanza del significato sul significante. Ma per arrivare al significato - senza cui il significante non avrebbe ragione di essere - il simbolo deve essere infranto, spezzato, penetrato e conosciuto in profondità…

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Questa antologia è la prova dei modi svariati in cui si manifesta l’esigenza di scrivere le impressioni sulla vita, l’esigenza che prolunga il tempo dei primi stupori nella stagione delle meraviglie più mature e del loro tramutarsi in melodie di parole. Contemporaneamente è lo specchio delle attitudini che la natura elargisce in fogge e misure eterogenee, le quali sempre, comunque, devono confrontarsi con la difficoltà del tradurre il battito interiore in una eco fedele che lo conservi. Di qui l’imprescindibilità della competenza tecnica, perché non c’è abilità che possa ignorare la parte pratica, strumentale della sua sfera. Nella speranza di contribuire al rafforzamento di tale conoscenza, questa silloge in forma di “manuale didattico” è dedicata all’arte della versificazione ed a tutti coloro che sentono il bisogno di migliorare sé stessi attraverso lo studio delle norme che la regolano.

L’Antologia che presentiamo in seconda edizione prosegue l’innovativo percorso editoriale, nato dall’intuizione dell’Editore, di proporre un insegnamento dall’alto e dal basso, e accoglie gli autori premiati e segnalati nella Quinta Edizione del Premio Concorso Nazionale “Cento Poesie e una Lyra”, ideato e organizzato dall’Associazione culturale Dante Alighieri: laboratorio di poesia classica. A differenza del primo volume, sono qui ospitate liriche regolate dalla metrica tradizionale, ma anche un numero consistente di polìmetri, ossia di strofe formate da unità ritmiche di varia lunghezza, come pure alcune poesie in versi liberi. [...]

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Il volume presenta le biografie di alcuni intellettuali che hanno espresso la cultura laica più dinamica nella storia del Novecento italiano. La ricostruzione della vicenda personale dei personaggi s’intreccia strettamente con l’evoluzione del loro pensiero, che si colloca in un’area politica ben definita di democrazia laica tra liberalismo e socialismo. Napoleone Colajanni, Gaetano Salvemini, Piero Gobetti, Carlo Rosselli, Aldo Capitini, Piero Calamandrei, Guido Calogero e Norberto Bobbio sono i protagonisti di questo volume, che - oltre a ripercorrere la storia del Novecento - apporta un contributo essenziale nella conoscenza dell’intellettualità laica del nostro Paese.

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[...] Galina o sia La badante contesa è una commedia sulla vecchiaia, ricca di contrasti chiaroscurali che fanno riflettere, dove prevalgono in ogni caso l’elemento comico e la battuta divertente, nonché un sano realismo intriso di quotidianità. [...] Nel mare magnum delle confraternite religiose e laiche non ci sguazzava ancora dentro quella dell’Ombra Rossa. A colmare questa inammissibile lacuna ci ha pensato un gruppo di amici amanti del divino nettare dionisiaco. Ma le preziose formule della loro scoperta devono rimanere assolutamente segrete, fintantoché non passeranno di fatto all’ultima fase del processo produttivo: il sublime atto dell’imbottigliamento. L’allegra combriccola però non ha fatto i conti con la gelosia delle mogli... [...]

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Il diffuso interesse che si è recentemente creato intorno al nome di Vinicio Bonifacio Dalla Vecchia ha determinato un rigoglioso fiorire di iniziative editoriali (pubblicazioni, spettacoli, fumetti, canzoni) e civili, come l’intitolazione di strade e piazze da parte di varie amministrazioni della provincia di Padova. Noto per l’apostolato e il genuino esercizio della vita cristiana, ricca di virtù e nobili aspirazioni ideali, il giovane medico patavino ha condiviso l’amicizia e gli obiettivi con molti personaggi di alta e profonda spiritualità cristiana, che hanno governato la Patria nel primo dopoguerra.

Questo libro, la cui pubblicazione è fatta volutamente coincidere con la ricorrenza del 150° dell’Unità d’Italia, si distingue tra i molti perché intende fissare alcuni ricordi di Vinicio anche tramite dirette testimonianze di quelle vicende e di quegli anni.

L’opera di Piergiorgio Boscariol è dunque unica è preziosa, perché considera la vita di Vinicio sotto due aspetti storici: quello biografico, contestualizzato nella dottrina sociale della Chiesa, e quello memorialistico, facendo parlare numerosi testimoni, che raccontano particolari inediti o alcuni fatti salienti della vita di Vinicio, delineando i contorni della sua missione e della sua fede.

«Con queste pagine l’autore si aggiudica un altro merito: quello di tenere vivo il ricordo di un giovane che non cessa di indicare a tutti quale sia stata la sua stella polare: Gesù Cristo! E non è un caso se la Chiesa, avviando il processo di beatificazione, sta vagliando ogni possibilità per proporlo all’attenzione e alla preghiera di tutti i credenti». (Patrizio Zanella)

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La parola “Amore” in questo scritto emerge da più parti, amore vero che vuol dire donare incondizionatamente. Erika ha cercato avidamente la sua mamma biologica, non l’ha mai trovata perché la mamma non ha mai voluto essere trovata. Erika ha speso la maggior parte della vita per mettere pace dentro al suo cuore, alla ricerca di un amore impossibile. Il suo vero amore invece l’ha avuto da mamma Emilia e da papà Vittorio. Dopo anni si sono inseriti, portando un grande amore, il marito Mario, i figli Barbara ed Enrico (...) Il sangue di Erika pulsava alla ricerca di un altro amore, mai corrisposto. Lei sperava di conoscere l’amore della madre che mai invece è germogliato (...) Tutto questo è stato per Erika un fardello molto pesante da sopportare. Dopo un lungo peregrinare Erika con l’aiuto di tanti veri amici è risorta a nuova vita, cercando di dimenticare le innumerevoli sofferenze del passato trascorso alla ricerca di ciò che lei credeva possibile e che non è mai diventato tale. (dalla presentazione del Dott. Ing. Armenio Vettore, Presidente AIL)

L'autrice devolve interamente il proprio guadagno, proveniente dalle vendite dell’opera, all’AIL (Associazione Italiana contro le Leucemie, Linfomi e Mieloma - Onlus) di Padova.

Presentazione del libro: venerdì 15 aprile 2011 - ore 17,30 - presso la Sala Rossini del Caffè Pedrocchi - Padova. Ecco l'invito.

Presentazione del libro: venerdì 4 ottobre 2013 - ore 17,00 - presso la Sala Livio Paladin - Palazzo Moroni - Comune di Padova. Ecco la locandina.

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Questa antologia è la prova dei modi svariati in cui si manifesta l’esigenza di scrivere le impressioni sulla vita, l’esigenza che prolunga il tempo dei primi stupori nella stagione delle meraviglie più mature e del loro tramutarsi in melodie di parole. Contemporaneamente è lo specchio delle attitudini che la natura elargisce in fogge e misure eterogenee, le quali sempre, comunque, devono confrontarsi con la difficoltà del tradurre il battito interiore in una eco fedele che lo conservi. Di qui l’imprescindibilità della competenza tecnica, perché non c’è abilità che possa ignorare la parte pratica, strumentale della sua sfera. Nella speranza di contribuire al rafforzamento di tale conoscenza, questa silloge in forma di “manuale didattico” è dedicata all’arte della versificazione ed a tutti coloro che sentono il bisogno di migliorare sé stessi attraverso lo studio delle norme che la regolano.

L'Antologia che presentiamo prosegue l’innovativo percorso editoriale, nato dall’intuizione dell’Editore di proporre un insegnamento dall’alto e dal basso, e accoglie gli autori premiati e segnalati nella Quinta Edizione del Premio Concorso Nazionale “Cento Poesie e una Lyra”, ideato e organizzato dall’Associazione culturale Dante Alighieri: Laboratorio di poesia classica. A differenza del primo volume, sono qui ospitate liriche regolate dalla metrica tradizionale, ma anche un numero consistente di polìmetri, ossia di strofe formate da unità ritmiche di varia lunghezza, come pure alcune poesie in versi liberi. [...]

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"Perpetua zòvane… Casìn in Canonica" racconta il modo di esprimersi della civiltà veneta. Civiltà che ha profonde radici nella condivisione, nel rispetto e nei valori che germogliavano in quelle case patriarcali sparse al di qua e al di là del Piave. Poichè i valori più profondi si ritrovano nella semplicità e nel sereno rapporto con gli altri, l’autore ha saputo magistralmente raccontarli facendo sgorgare la comicità che è intrinseca nella quotidiana sapienza della civiltà contadina. Talvolta apparentemente ingenua, ma ricca di spontaneità e sentimenti, che il vivere moderno ha purtroppo dimenticato. Questa commedia consegue tre opere letterarie di Dante Callegari: "Spètta che te cònto… La Vòja Màta", "Spètta che te cònto… Passaparòea" e "Spètta che te cònto… ‘Na Indecènsa", dove l’autore descrive in modo facilmente leggibile il “ciaccolare” della gente, raccogliendo nei suoi godibilissimi racconti le diversità dialettali della terra Veneta.

"Perpetua zòvane… Casìn in Canonica", premio assoluto testi teatrali in dialetto veneto “Teatro in piazza”, Turriaco (GO) 2010, viene riconosciuta dalla critica come un’opera notevole che sa meravigliosamente esprimere momenti alti, sia dal punto di vista comico, sia per il parlato dialettale trattato con estrema cura e precisione.

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Godibilissimo e di facile lettura questo testo completa la trilogia con cui Dante Callegari racconta la lingua popolana della Marca Gioiosa. Nel raccontarti questo dialetto l’Autore ha preso in considerazione tre aspetti: le radici, il chiacchierare nella quotidianità ed i doppi sensi. Proprio per far risaltare questi tre momenti ha diviso l’opera in tre libri che, pur avendo una continuità tra loro, raccontano specificatamente uno o l’altro di questi aspetti. Non a caso i tre libri hanno una parte del titolo in comune: “Spètta che te cònto…” Il primo libro - La Vòja màta - ti introduce nella realtà sociale in cui il dialetto ha radici, mentre il secondo libro - Passaparòea - ti racconta il “ciaccolare” nel dialetto calato nella quotidianità, spesso fatto di quel “sentito dire” che ingigantisce le cose fino a trasformarle del tutto. Questo terzo libro - ‘Na indecènsa - affronta in particolare i doppi sensi tipici del pensare e del parlare della cultura contadina.

Quèl che te rachemànde le è dò ròbe: lèsi ‘stò librèt co’ un gòt de vìn in màn e impienìssilo ogni tànt; no’ ‘stà dìrghe al tò Prevòst che te gà lèt ‘stò librèt, parchè te rìs-ci gròsso.

"Spètta che te cònto… ‘Na Indecènsa" ha vinto il 24° Premio “Livio Ferrari” in diaeto veneto.

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«Solo in quel momento realizzavo il vero motivo della mia presenza lì, proprio mentre mi trovavo a faccia a faccia con il male... Non pensavo a me o alla mia anima, ma dovevo salvare almeno lui, la cosa che amavo di più in assoluto e che mi aveva insegnato ad amare in quel modo». Tenero e romantico, IL DOLCE SUSSURRO DEGLI ANGELI è un racconto in cui l’amore si mescola ad avvenimenti fantastici e soprannaturali, mentre un inaspettato giallo cambierà per sempre le vite dei due protagonisti.

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«Quando eravamo piccoli noialtri...»: con queste parole i nostri nonni iniziano a raccontare le affascinanti storie della loro infanzia. Sembra che stiano parlando di un’epoca lontanissima, ma in realtà si tratta di poco tempo fa. Quanti anni saranno trascorsi?

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Un’esigenza sempre viva della ricerca storiografica è quella di studiare un personaggio nel contesto delle vicende politiche e sociali del suo tempo, ma per alcuni diventa essenziale la critica storica al loro pensiero e alla loro azione politica. Il caso di Giuseppe Mazzini (1805-1872), considerato il più fervente fautore dell’Unità d’Italia, è significativo per i giudizi disparati della sua opera nell’età liberale e in quella fascista e repubblicana. L’autore, dopo aver esposto il pensiero e l’azione politica dello scrittore genovese, analizza i molteplici e contraddittori giudizi espressi nel corso della storia d’Italia, cercando di valutare la figura di Mazzini su un piano strettamente storico per sottrarla al ricatto delle agiografiche e opposte memorie.

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Quando mi fu proposto di scrivere una biografia di Ugo Sumàn per celebrare i suoi ottant’anni, avevo conosciuto lo scrittore da poco tempo e non sapevo di lui se non che si trattava di un personaggio arcinoto, anzi “familiare”, nell’ambiente padovano e non solo padovano. Necessitavo dunque di documentarmi adeguatamente e sollecitai degli incontri che egli mi concesse con grande amabilità. Tuttavia, mi resi subito conto che, data la sua naturale riservatezza, non avrei potuto spingere troppo oltre la mia curiosità, per cui decisi che l’unica cosa possibile per raggiungere il mio obiettivo era quella di far parlare lui stesso attraverso le sue poesie, perché le poesie dicono molto di più della narrazione dei fatti, esprimono cioè il modo nel quale questi vengono introiettati e vissuti. Cominciai, quindi, ad ordinare le tantissime poesie per formarne un itinerario ideale dello spirito, quello che mi pareva il più attendibile, introducendo quelle che avevo selezionato con qualche notazione storica o considerazione personale per accompagnare il lettore alla scoperta dell’uomo-scrittore-poeta. Questo lavoro mi valse la simpatia del protagonista, che ringrazio, e nella cui vicenda mi sentivo accomunato.

È come se, in uno stato di empatia, fosse lui a raccontare di me. Piergiorgio Boscariol

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L’autore sostiene che sia necessario lasciare alle spalle definitivamente la rigidità di un modello centralizzato e autoreferenziale di gestione della scuola, caratterizzato più da funzioni di regolamentazione che da funzioni di indirizzo e di valutazione. Infatti, l’attuale modello, per lungo tempo ispirato a concezioni educative di gentiliana memoria, non ha contribuito efficacemente a innalzare la qualità del processo di insegnamento-apprendimento. [...] L’On. De Torre, nel presentare l’opera, afferma: «La breve esperienza di sottosegretario che ho alle spalle mi fa cogliere in tutta la sua forza questa proposta. Me ne fa capire a fondo i motivi. Risulta, per chi è o è stato parlamentare o membro del governo, un salutare esame di coscienza da cui uscire con una visione, una responsabilità ed una progettazione nuove. E credo che ciò valga, pur in modo diversificato, anche per la classe tecnica a tutti i livelli, dai vertici del Ministero fino alla più piccola istituzione scolastica autonoma».

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Presentazione

Il volume raccoglie gli interventi proposti al convegno “La Bibbia: testo di fede e modello letterario”, tenutosi a Senigallia (AN) il 5 ottobre del 2007. L’idea di pensare un momento di approfondimento specifico sulla Bibbia ha preso forma nel tempo da una constatazione: troppo spesso chi si accosta ai cosiddetti “testi sacri” si pone in una prospettiva ermeneutica approssimativa, superficiale, a volte arbitraria. Ecco la prima ragione dell’opera: tornare alle radici storiche del testo biblico e approfondire il suo reale messaggio, per leggerlo nel contesto in cui è stato diffuso e tramandato. Un’occasione pubblica di confronto su questo tema era quindi necessaria. La Bibbia è all’origine di scelte morali e di precetti dogmatici, è un testo religioso, è il punto di riferimento di una comunità. Ma è anche un’opera letteraria, che è stata tramandata e si è modificata nel tempo, che, come tutti i testi antichi, ha subito delle vicissitudini storiche particolari, e che va letta in un preciso contesto sociale e culturale. Dalla consapevolezza che, per tutti questi motivi, la Bibbia può essere considerata patrimonio culturale di ciascuno, nasce questo volume, che mette insieme l’aspetto religioso con quello letterario. “Testo di fede e modello letterario”: con questa definizione si riassume il senso dell’approccio adottato […]

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Agnese Maddalosso compie d’istinto un passo che va oltre un appagamento consolatorio e spinge la lama indagatrice nella coscienza drammatica di una umanità derelitta, trascinata nel mare tempestoso di passioni insane, di traviamenti morali, di veleni emananti da droga, violenza, egoismo, sete di potere, sopraffazione sociale. Così le trame surreali e simboliche diventano labirinti drammatici di accentuazione espressionistica. Il dramma contiene la poesia e la poesia si colora di vivida luce cromatica. Il procedimento perviene talvolta a una scomposizione geometrica del corpo umano, come a sottolineare la scissione della coscienza.

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Quest’opera, nata per festeggiare l’ottantesimo genetliaco di Ugo Suman, offre un titolo che ne sintetizza pienamente il contenuto. L’obiettivo, infatti, era quello di tratteggiare finalmente la fisionomia di uno scrittore, così popolare come è Ugo Suman, in tutte le sfaccettature della sua personalità. Piergiorgio Boscariol, che ha curato il lavoro, lo fa riesumando il prosimetro, a modo suo, quasi si limitasse a commentare mano a mano un’ideale presentazione fatta dal protagonista di sé stesso, un po’ raccontando per sommi capi la sua vita, ma soprattutto demandando alla poesia il compito di mettere a fuoco i caratteri della propria identità di uomo e di artista. Coprotagonista a tutto campo è il suo vernacolo, il dialetto padovano, non nella versione della rusticità, come già nel Ruzante, ma della favella quotidiana attuale, così ricca e duttile da esprimere, nella dolcezza dei suoi registri, ogni sentimento umano, dall’umorismo alla malinconia, dalla satira all’ironia, e al dramma. Ne risulta una figura umanissima che cattura il lettore per la simpatia della sua vena umoristica, la spontaneità dei sentimenti, la bonarietà e la pacatezza dei toni. [...]

Presentazione del libro: sabato 20 giugno 2009 - ore 16,30 - presso la Fornace Carotta, via Siracusa, 61 - Padova. Ecco le indicazioni per raggiungere la sala.

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Quando arriva, Giacomo la trattiene a lungo tra le braccia rassicurandola. "Quello che mi tormenta è la continua violenza esercitata sulle donne. Ogni giorno ci sono donne che vengono rapinate per la strada, molestate, maltrattate, stuprate, picchiate dagli uomini. Ci indigniamo quando ne sentiamo parlare, ma poco viene fatto dalla giustizia. Se viene arrestato un uomo colpevole di violenza contro una donna, dopo pochi giorni torma in libertà e a breve compirà lo stesso reato". [...]

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Come dicono le maestre: “Piero è uno di quei bambini ai quali basta un niente per distrarsi: una farfalla, una parola, un rumore, un colore, un odore e ... via.” Piero sogna e vive mille avventure fantastiche: diventa cacciatore, cavaliere, esploratore, ammiraglio, investigatore, astronomo. Come si concludono queste avventure? Non si sa, perché i sogni non terminano mai. Quello che si sa è che Piero, così avventuroso nei sogni, ha in realtà una piccola paura [...]

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In un luogo sconosciuto, con occhi bendati, mani e piedi legati, Carlo si dibatte in cerca di una posizione più comoda. Da quando è stato preso ha mangiato tre volte. Qualcuno gli aveva liberato una mano nella quale aveva messo due fette di pane con dentro del formaggio e successivamente gli aveva dato un bicchiere di acqua. Cerca di ricostruire l’accaduto nei vari particolari. Ricorda la scena che si è presentata inaspettata di fronte a lui: due persone stavano picchiando brutalmente un uomo. Era rimasto impietrito dallo spavento. Terrorizzato da uno sparo aveva gettato la bicicletta a terra e si era messo a correre provocando fruscio di foglie e rumore di arbusti spezzati. Improvvisamente due uomini con passamontagna sul viso gli si erano parati di fronte impedendogli il passo. Era stato preso, imbavagliato, bendato, trascinato a forza e gettato in un’auto. Gli sembra di essere rimasto dentro parecchio tempo. Poi lo avevano fatto camminare per altrettanto tempo su un terreno sconnesso e in salita. Dall’odore di resina e dall’umidità che penetrava attraverso il tessuto della camicia gli era venuto il dubbio di essere stato riportato nel bosco. Forse vogliono soldi per liberarmi, aveva subito pensato.

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In questi Racconti Surreali l’autrice si cimenta per la terza volta in un’opera letteraria in cui trovano spazio le sue affermate capacità di saper cogliere la giusta dimensione delle cose a partire dalle circostanze della vita reale in cui tutti si ritrovano ad essere o sentirsi protagonisti. La sana ed equilibrata ironia, con la quale sembra prendersi gioco dei vizi o delle debolezze umane, non scade mai nella pura e semplice denuncia astratta o irriguardosa della sensibilità umana, che anzi diventa, per il lettore attento e giudizioso, un caro e utile sostegno che lo fortifica e lo accompagna durante tutta la piacevole lettura dei racconti.

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Questo testo rappresenta un manuale strutturato per la corretta compilazione dei verbali di accertamento elevati dalle Guardie Giurate Volontarie, cui compete la vigilanza ittico e/o venatoria.

Gli autori hanno analizzato ogni parte del verbale, per poi descriverlo analiticamente in ogni suo punto.

Il risultato è quello di una guida utile alle Forze dell’Ordine, alla Polizia Locale ed agli incaricati di pubblico servizio (Guardie Particolari Giurate) per come redigere professionalmente l’atto amministrativo chiamato verbale.

Inoltre, è particolarmente nobile l’iniziativa degli autori di devolvere interamente il ricavato ad un’Associazione non lucrativa che si occupa di aiutare i bisognosi in una regione del Perù.

Gli autori devolveranno interamente i loro guadagni, provenienti dalle vendite dell’opera, all’Associazione onlus "LA FUERZA DE LA AMISTAD", con sede a Zanica (BG), Via Torquato Tasso, 9 (codice IBAN: IT76Z0335901600100000001859)

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Questo romanzo descrive il sogno proibito di una fanciulla quindicenne che si innamora del padre. Spesso il sogno si confonde con la realtà, al punto che molti passi del romanzo, ovvero, molte situazioni della vita reale appaiono in contrasto continuo di luce e controluce, quasi un viaggio attraverso la memoria alla ricerca dell’essenza del sé.

Agnese Maddalosso non è nuova a queste intrusioni della penna che scalfisce, penetra e scava nella più intima profondità dell’animo umano e ne descrive una sua psicopatologia ai limiti della coerenza scientifica.

Nessuna esperienza propriamente umana avrebbe potuto descrivere meglio della multiforme e multicolore fantasia della scrittrice Agnese Maddalosso i moti dell’animo umano e le sue variegate sfaccettature.

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L’Antologia che presentiamo, unica nel suo genere, raccoglie oltre cento componimenti letterari in metrica classica, con i relativi commenti e indicazioni puntuali sulle regole impiegate nel poetare. Gli autori selezionati, provenienti da ogni parte d’Italia, hanno partecipato alla Terza Edizione del Premio Concorso Nazionale "Cento Poesie e una Lyra", ideato e organizzato dall’Associazione culturale Dante Alighieri: Laboratorio di poesia classica.

[...] Per questo motivo, il testo presenta in appendice un manuale di Grammatica metrica e un Glossario, direttamente fruibili. L’intuizione dell’Editore è quella di proporre un insegnamento dall’alto e dal basso, come agiscono il sole e la terra sul seme [...] Per essere più espliciti, noi intendiamo spronare, più che scoraggiare, premiare più che bocciare, sicuri che il criterio comunque porti anche le piante più umili a sbocciare.

[...] Nella scuola dell’autonomia, questo primo volume di un inedito percorso editoriale è destinato alle classi di scuola secondaria di primo e di secondo grado, quale agile strumento, originale e innovativo, a sussidio della conoscenza della metrica, come approfondimento della lingua e letteratura italiana.

Pertanto, l’opera rappresenta una valida risposta alle esigenze formative dei discenti in tutte le classi ove il docente intenda cogliere obiettivi educativi e formativi di livello più elevato tramite l’analisi peculiare della tecnica metrica.

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L’opera è un insieme di razionalità e fantasia ed affronta il tema ambientale, talvolta con un approccio di genuina semplicità.

Del resto, il libro, come ogni esperienza vissuta, è intriso dello Spirito della Natura, Madre di noi tutti.

La lettura è agile come quella di un sincero diario di escursioni, ove l’autore appunta frammenti di sensazioni, impressioni, suoni e profumi riscoperti nel piacevole girovagare, in solitudine o in compagnia.

«La luce intanto cominciava lentamente a diminuire, l’aria si faceva quella tipica del tramonto autunnale, laggiù la schiuma bianca delle onde contro la spiaggia rocciosa creava uno strano effetto che, visto da lontano, pareva ricordare alcuni quadri fiamminghi del seicento. Ma il Bosco era oramai vicino…; che effetto, che bello era! E l’effetto ci fu, davvero...»

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«È come quando entri ad una festa piena di ragazze e la più bella ti sorride; tu sei lì a guardarti prima a destra e poi a sinistra, sicuro che non può aver scelto te; e invece sì, ha scelto proprio te». Con questa sensazione il giornalista Giuseppe Granirei ha raccolto l’invito di Carlo Nesti di intervistare i big del mondo del calcio, lo sport nazionale del nostro Paese e che non smette mai di affascinare grandi e piccini. Del resto, recentemente, il calcio italiano ha attirato più attenzione che mai: non solo tutte le polemiche riguardanti alcune spiacevoli vicende sono ormai sedate e superate, ma la popolarità di cui gode questa disciplina è cresciuta a livello planetario, anche grazie alla vittoria da parte della squadra nazionale italiana del Campionato del Mondo di Calcio disputato in Germania nell’estate del 2006.

Il libro riordina, in ordine cronologico, le interviste più interessanti, realizzate in circa due anni, presentando quindi quarantuno dialoghi con alcuni beniamini dello sport: Gianfranco Funari, Massimo De Luca, Enrico Bertolino, Massimo Giletti, Dino Zoff, Maurizio Ganz, Max Giusti, Marco Tardelli, Ciccio Graziani, Beppe Signori, Bruno Pizzul, Massimo Caputi, Claudio Pasqualin, Aldo Agroppi, Evaristo Beccalossi, Stefano Eranio, Salvatore Bagni, Beppe Dossena, Osvaldo Bagnoli, Aldo Biscardi, Giovanni Lodetti, Giovanni Stroppa, Aldo Serena, Graziano Cesari, Emiliano Mondonico, Marco Civoli, Marino Bartoletti, Luisito Suarez, Zibì Boniek, Lionello Manfredonia, Roberto Scarpini, Giancarlo Antognoni, Paolo Rossi, Antonio Cabrini, Riccardo Ferri, Sandro Mazzola, Giuseppe Bergomi, Stefano Nava, Gigi Garanzini, Mauro Suma, Carlo Laudisa.

Il volume si chiude con una celebrazione in memoria dell’amato calciatore Gigi Meroni, scomparso in giovane età e ricordato da tutti come la farfalla granata. [...]

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La collana si distingue per l’originalità dell’idea di affiancare ad ogni testo di poesia il relativo commento dell’autore e la tecnica metrica utilizzata.

Questo primo volume raccoglie cinquanta sonetti, distinti in dieci diversi temi, ciascuno introdotto da una dedica specifica.

Il libro è arricchito da dieci eleganti figure, che armonizzano i motivi ispiratori del poeta con le probabili emozioni suscitate nell’animo del lettore, e da una Appendice con elementi di grammatica metrica, utili ai giovani che si accostano al poetare classico e a quanti intendono accertare la correttezza dei propri componimenti.

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Giordano Bruno S. Moretti (Guntamondo) [...] si ripropone per la seconda volta con la Vincenzo Grasso Editore, dopo le "Vendette Maremmane", Padova 2007, con un volume che appare come scritto di getto. Infatti, lo stile agile e gradevole e la prosa satirica, prevalentemente tosco-maremmana, un po’ graffiante, che si accentua ancora di più negli aforismi posti all’inizio e alla fine di ogni argomento, danno una nota di piacevole attesa nella lettura del libro, perché si accentua sempre di più il desiderio di conoscere l’esito di ogni argomento trattato. Senza dubbio, è un modo nuovo di impostare racconti e poesie satiriche con espressioni e sentimenti che hanno la loro fonte di ispirazione poetica e intellettuale e trovano continuo alimento nella multicolore interiorità dell’autore, ricchissima di esperienza e di umanità. [...]

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Plinio Mariani è nato a Milano nel 1923. Come tutta la gioventù di quel tempo, fu balilla e avanguardista. Vendeva ai compagni di scuola i suoi incredibili racconti avventurosi, illustrati a pastello. [...] Carcerato per errore come ebreo, venne scagionato dal Cardinale Ildefonso Schuster e dal Ministro degli Interni Oreste Bonomi, a favore del quale testimoniò, a sua volta, alla fine della guerra. [...] Ha al suo attivo 7 romanzi, 26 racconti e un canzoniere di più di 2.000 composizioni in 80.000 versi sciolti, con qualche rima a selva. Ne ha ricavato 21 sillogi. [...] Nel 2006 ha pubblicato Tracce, un apprezzato volume di poesie, di netta ispirazione religiosa, per Vincenzo Grasso Editore, Padova. Nelle sue opere, in cui sovente compaiono personaggi mitici e storici, i temi principali sono l’amore, la bellezza, Dio e il sacro.

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Un pensiero si affaccia alla mente ed è già passato; uno sguardo sfuggente cavalca il tempo e, seppure l’impressione dura a lungo, svanisce.
«Non mi piace stare qui e questa scala mi sgomenta. Marco, ti prego, portami via». Allungò le braccia per abbracciarlo, ma il suo gesto non fu che un passaggio attraverso la nebbia.

«Come sei bella, piccola, ma non mi basta il tuo corpo, voglio sentirti mia, come quando eri bambina e t’infondevo la musica, la parte più eletta di me stesso; sto vivendo quel momento, ai limiti dell’estasi, che consideravo irraggiungibile…».

…E mentre le ombre s’insinuavano furtive nei giochi amorosi dei loro corpi, il mondo delle cose sembrava svanire…

«Voglio la tua anima, Delia, non mi resistere; per farla mia devo possedere il tuo corpo, totalmente… Ignora il tempo. Per noi è un abisso che non ha senso; non esiste, l’abbiamo vinto… La nostra realtà è la fusione che rende sublime la vita».

Raggiunto uno scoglio, emersero dall’acqua e si adagiarono sulla sua superficie umida e nuda, ascoltando estasiati lo sciabordio delle onde… una melodia che si rinnovava senza fine tra mare e cielo. I loro corpi, le loro mani si confusero con l’acqua e la salsedine, l’ombra e la notte, immemori del mondo intero.

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La fauna selvatica, così come la componente foresta di un sistema naturale, rappresenta una risorsa finita, ma caratterizzata dalla rinnovabilità e, pertanto, qualsiasi intervento di conservazione deve essere finalizzato a far sì che le risorse, in primo luogo, non si esauriscano e quindi ne vengano messi a disposizione tutti i benefici possibilmente ricavabili per il maggior numero di persone possibili, nel modo più duraturo possibile e nella quantità più elevata e costante possibile. La caccia di selezione può così divenire strumento importante ai fini della gestione faunistica globale nel perseguimento dell’obiettivo di un ecosistema stabile e quanto più naturale, con l’aiuto di tutte le categorie interessate a farlo. (Romano Masè)

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«Su, bella donna!», le disse il dott. Fusco. «Su, che non è niente! Lei deve stare diritta con le braccia distese lungo i fianchi, la testa che guarda avanti e le cosce leggermente divaricate». […] Il dottore discese, con la sua mano indicatrice ed indagatrice, dai capezzoli al ventre ed alle grandi labbra che fanno amare. Alfine disse: […..].

[...]

Rivolgendosi alla sua amica soggiunse: «Ma questi preti li trovi dappertutto!». «Già», rispose, «hai proprio ragione, il mio mi basta; basta e ne avanza». «Perché dovremmo vergognarci?», ribadì uno di loro; «voi siete belle e giovani e noi non siamo ancora ordinati sacerdoti: che c’é di male se abbiamo chiesto un po’ di compagnia intima?».

[...]

Donna Letizia si preoccupò e disse: «La badessa ha forse dubbi su di me e la mia fede?». «Non lo so», rispose lesta Suor Cecilia, «ma io, credetemi, vi sarò devota e non vi tradirò. Sono diversa dalla altre suore. Lo capirete».

[...]

«Professore, che ne pensa? Posso presentarmi al prossimo concorso? Avrei pochi titoli in verità». «Lei è giovane; perciò ha pochi titoli». […] La donna si chinò ancora di più verso di lui azzardandosi ad appoggiare il braccio sui calzoni con la mano in prossimità delle brache. «Professore, la ringrazio del complimento. Ho in cantiere numerose ricerche che potrò meglio espletare quando avrò la tranquillità che solo un posto di professore di ruolo può dare… Lei lo sa… mi capisce…». Non aveva ritirato il braccio da sopra la sua coscia. Con calma le aveva detto: «Signora, facciamo così. Venga domani alla stessa ora e mi porti il suo curriculum con gli estratti delle sue pubblicazioni scientifiche».

[...]

La Signora Rosa mi sorrise. «Dai, tira giù le braghe! Non avrai vergogna!? Ti avrò fatto il bagno cento volte, quando eri piccolo!». Era vero; però, ora mi vergognavo un po’. «Dai, vediamo questo grillo!», disse, aiutandomi ad abbassare pantaloni e mutande, mentre mi diceva: «È cresciuto dall’ultima volta!». Mise un paio di vecchie coperte sulla panca e mi fece sdraiare sopra; si chinò e …

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Retrocopertina (di Cinzia Toninato)

Prima di leggere le nuove pagine di Arianna Veronesi, dovrete chiedervi se siete in grado di controllare la vostra claustrofobia latente e se siete disposti ad intraprendere un viaggio ai confini con l'ossessione, forse una forma morbosa di paranoia… la vostra paranoia. Arianna è una scrittrice complessa, sebbene il linguaggio ed il suo stesso stile siano facilmente assimilabili e comprensibili. Non incontrerete alcuna difficoltà nel catturare le parole che, riga dopo riga, scivoleranno dentro i vostri occhi fino a conficcarsi nei meandri più reconditi della vostra mente, ma vi riscoprirete impossibilitati ad uscirne illesi. Parlo di "complessità", in quanto ciò che appare inizialmente, in realtà, non è! Con disarmante semplicità, Arianna vi condurrà oltre le vostre paure.

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Da una semplice indagine giornalistica, che lo ha visto catapultato nel mondo virtuale delle mailing list su internet, Fabrizio Bucciarelli ha avuto l’occasione di confrontarsi con il mondo dei giovani di Alleanza Nazionale e non solo. In questi confronti, tramite messaggi e-mail letti in contemporanea da migliaia di loro, si sono sviscerati infiniti argomenti cui ha sempre risposto senza utilizzare i soliti luoghi comuni che si addebitano a questa area ideologica e politica e che lo ha portato anche a condividere propri valori, esperienze e analisi.

Tra ironia e satira, rabbia e dolore, serenità e dubbio, l’Autore manifesta le proprie opinioni dinanzi alle domande e ai quesiti che ragazzi e ragazze ben più giovani di lui, ma anche deputati e giornalisti, liberi professionisti e operai, gli pongono per alla fine scoprire che possono esistere Destre senza stereotipi e nostalgie.

E che i giovani non omologati non hanno etichette, così come l’Autore.

* * *   Leggi l'indice e un estratto del libro   * * *

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Retrocopertina (di Valerio Grasso)

Col patrocinio del Comune di Padova, dalla Provincia di Padova e della società Dante Alighieri, si è giunti alla seconda edizione Premio-Concorso Nazionale “Dante Alighieri” di poesia classica italiana Cento poesie e una Lyra.

Questa antologia raccoglie le opere migliori, commentate dagli stessi autori vincitori del premio, e propone una semplice grammatica metrica, utile a quanti si accingono, o vogliono perfezionarsi, al poetare secondo gli schemi classici.

Del resto, il volume rileva chiaramente come anche - o soprattutto - le nuove generazioni sentano lo stimolo di rimeditare i grandi poeti del passato per dar vita ad una poesia classica postmoderna, capace di conservare rinnovando e di rinnovare conservando il nobile patrimonio letterario della nostra cultura.

Crediamo che sia da conservare quanto ereditato dai grandi poeti del passato: la semplicità dei motivi ispiratori, la chiarezza dell’espressione, la valenza lirica implicita nella poesia epica narrativa e descrittiva, la molteplicità dei ritmi nel rigoroso rispetto dell’ortodossia metrica. Auspichiamo che i nuovi poeti siano di incoraggiamento per rinnovare l’arte della comunicazione, facendo resuscitare, nel faticoso cammino dell’umanizzazione, quel particolare e nobile utilizzo della lingua italiana, ormai da lungo tempo dimenticato.

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Se mi soffermo col pensiero al tempo in cui ero occupata nella stesura di questo libro, iniziato anni addietro e terminato dopo svariati rifacimenti per dare al racconto quel respiro armonioso che sentivo dentro di me, mi sembra di rivisitare un luogo che mi ricorda vagamente la vetta di un monte, illuminata dal sole, quando emerge dai vapori sottostanti.

Fatti e personaggi sono puramente immaginari, ma riconducibili non solo alla realtà di tutti i giorni, ma anche e soprattutto a un sogno che accompagnava nel tempo l’autrice, quasi un filo avvolgente, che a volte si allontanava, ma ritornava subito dopo per proseguire insieme sulla via indefinibile del racconto. Irene, la protagonista de Il gioco dei sentimenti, sogna e questo sogno la porta, attraverso un viaggio onirico, a scoprire l’essenza di sé.

Al sopraggiungere dell’adolescenza, i trasalimenti e le sensazioni che caratterizzavano l’età più bella e difficile della vita, suscitarono in Irene strani languori che la rendevano taciturna e si accentuavano quando incontrava lo sguardo azzurro e sognante di un filarino. In questa grande storia d’amore, fisico e sesso giocano un ruolo fondamentale: Fabrizio abbassò lo sguardo e sorrise a sua volta; le slacciò lentamente il vestito e, mentre lambiva con la lingua le sue labbra e le stringeva delicatamente i seni, gli sembrava di stringere il corpo di un ragazzo: un pensiero molesto che di tanto in tanto si affacciava alla sua mente, facendolo eccitare e rabbrividire al tempo stesso. […] Lei cerca di divincolarsi, dicendo che quello che lui vuole le fa schifo; però, volente o nolente, deve cedere alle sue voglie e rifare col marito quello che nel pomeriggio ha fatto con l’amante. Al compimento del viaggio, compiuto attraverso il sogno raccontato in questo romanzo d’amore, la protagonista Irene si risveglia e capisce che la felicità è dentro noi stessi, se solo imparassimo a controllare e a guardare con benevolenza i nostri dubbi, i nostri conflitti interiori e tutto ciò che riguarda la parte più oscura e inesplorata della nostra interiorità, dando loro una dimensione più umana e, per così dire, relativa.

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Retrocopertina

Giordano Bruno S. Moretti (Guntamondo), che ha sempre amato e sempre amerà immensamente la sua cara e vecchia Maremma amara, orgoglio e lustro della sua esistenza, propone espressioni e sentimenti in una trentina di argomenti composti da racconti alternati a prosa satirica prevalentemente tosco-maremmana.

L’autore, nato il 26 aprile di un anno dimenticato dal tempo e cancellato dalla storia, in una specie di cittadella dell’alta Maremma della quale non ricorda il nome, sul finire dei 25 anni l’abbandona per sempre senza rammarico, senza amarezza, senza rimpianti.

A vent’anni una donna di raro fascino e di rara educazione gli salva la vita da una drammatica e catastrofica situazione psichica mentale, castigandosi, però, la sua per sempre: è sua moglie; e per lei combatterà giorno dopo giorno, anno dopo anno, una dura battaglia senza quartiere per tenere in equilibrio la compostezza imposta e gli istinti della sua selvatica personalità.

Ha vissuto per oltre due decenni nei paesi più disparati del pianeta, soggiornando mesi, e talvolta anni, nello stesso luogo, continuando poi ad andare per il mondo in cerca di quello che il presente regala. La monotonia, la cronaca costante inesorabile e piatta del sapere ciò che si fa al momento, ciò che faremo più tardi e ciò che irreparabilmente si ripeterà nei giorni a venire, causa un disastroso tormento al suo temperamento che lo costringe incessantemente all’andare come centrifugato dagli eventi, dalle vicende e dalla risacca del destino.

Apolide, errante, pellegrino in terre ostili, con la sola brama di essere, essendo, giorno dopo giorno.

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Plinio Mariani è nato a Milano nel 1923. Come tutta la gioventù di quel tempo, fu balilla e avanguardista. Vendeva ai compagni di scuola i suoi incredibili racconti avventurosi, illustrati a pastello. I suoi temi venivano mandati agli Agonali, una sorta di Accademia giovanile fascista. Abban-donò gli studi per seguire un corso di pittura. Carcerato per errore come ebreo, venne scagionato dal Cardinale Ildefonso Schuster e dal Ministro degli Interni Oreste Bonomi, a favore del quale testimoniò, a sua volta, alla fine della guerra. Fino al termine della sua attività lavorativa, trovò impiego presso i maggiori editori italiani, soprattutto come ricercatore biblio-iconografico, e come direttore d'un Centro di Documentazione, oltre che come redattore. Ha al suo attivo 7 romanzi, 26 racconti e un canzoniere di più di 1.300 composizioni in 57.000 versi sciolti, con qualche rima a selva. [...]

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Tino Minetto è nato a Noventa Vicentina nel maggio del 1915 in una famiglia di piccoli commercianti uscita da un ceppo contadino della Bassa Padovana. Nel 1946 si è laureato in Scienze Politiche. In precedenza le vicende belliche lo avevano portato in Albania, nell'Egeo e nel campo di concentramento di Beniaminovo dal quale è uscito fortunosamente nel giugno del 1944 ed è rientrato in Italia in tempo per partecipare alla lotta partigiana in una formazione della Brigata Pierobon. Di Tino Minetto, autore di questo saggio, ciò che merita di essere segnalato non è tanto la sua vita, quanto la sua assidua attività di promozione culturale in campo umanistico, che svolge del tutto gratuitamente a favore dei meno scolarizzati, adottando una didattica alternativa che si caratterizza mediante la proposta di programmi in forma di spettacolo, implicandovi nelle sue affabulazioni momenti di recitazione, di canto e di musica sia popolare che dotta. Le presenti Undici conversazioni ne sono il più recente espressivo esempio

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Il romanzo propone piccoli stralci di vita, esperienze di viaggi in luoghi cari o di particolari circostanze. Flash intrisi di sentimenti ed emozioni vissute, tra un passato e un presente che si intersecano e diventano un frammento di eternità. Non solo ricordi, ma un presente vissuto tra rimembranze e barlumi di un futuro imprevedibile, un'esistenza appesa a un filo e vissuta come un equilibrista che cammina su una corda filo tesa. Una sorta di viaggio in treno, che fa tappa in diverse stazioni. Un susseguirsi di eventi, vibrazioni, canti e canzoni che si incalzano attraverso le stagioni e il tempo, in un continuo gioco di stanze e rimandi. Un presente e un passato indefiniti e indefinibili, anche se alcuni momenti storici sono riconoscibili, e un passato che sembra presente, quasi la speranza di un futuro, e un presente che è futuro, un futuro che è presente e che sarà… Ogni vita è un mistero, un grande mistero. E per molti nella vita c'è un miracolo. O un miracolo è proprio la vita stessa. L'incanto e il mistero della vita sono come il segreto del canto degli uccelli…

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Dall’Editoriale di Alberto Toni La “linguapiena” della poesia, apparso a pag. 1 del giornale web Gruppo Cultura Italia informa, realizzato nel Gennaio 2006, a cura di Università Montaliana di Poesia, Unione Nazionale Scrittori, Albo dell’Ordine degli Scrittori F. Palazzi, ecc., leggiamo: Viviamo in un mondo di “linguastretta”. Questo termine è usato da Les Murray per indicare “i linguaggi basati sulla supposta supremazia o addirittura sull’esclusiva sovranità della ragione diurna”. Murray contrappone alla “linguastretta” la “linguapiena”, quella della poesia, “tutta la buona poesia”. Abbiamo dimostrato in queste pagine di Antologia dei Nuovi poeti italiani in rima che la poesia non ha e non ha bisogno di aggettivi. La poesia è poesia e basta; non è né buona, né cattiva. Certo, Dante non è Petrarca, e Leopardi non è Carducci, e Pascoli non è Montale. Perciò la poesia di Dante è diversa da quella di Leopardi e quella di Petrarca è diversa da quella di Montale e così via. Una poesia è più vicina alla sensibilità di qualcuno e un’altra più vicina a quella di un altro; quindi, una poesia piace di più a uno e un’altra piace di più ad un altro e così via. Ma la poesia è sempre poesia senza aggettivi, con un unico massimo comune denominatore (in senso propriamente matematico), che consiste nel tradurre tecnicamente in versi ciò che l’ispirazione sentimentale “ditta dentro”. Tutto il resto, che viene spacciato per poesia da aspiranti sedicenti poeti “liberisti”, è pattume, ciarpame, che dovrebbe prendere un altro nome. La poesia è solo quella fatta di versi. I versi sono righi di parole, che, a seconda del numero di sillabe (quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, ecc.), si chiamano  quadernario, quinario, senario, settenario ecc., che hanno gli accenti in certi determinati posti da cui non si può derogare. Ad es. il novenario ha gli accenti sulla 2a , 5a, 8a sillaba, ovvero sulla 3a e 8a sillaba; il senario ha gli accenti sulla 2a e 5a sillaba; il decasillabo sulla 3a, 6a, e 9a sillaba e così via. Se qualche componimento non rispetta questa legge fondamentale di tipo tecnico - artigianale, se non sottostà a questo vincolo del rispetto degli accenti del verso, che anche i liberisti come Leopardi, o Carducci hanno sempre consapevolmente rispettato, allora quel componimento non potrà essere chiamato poesia, perché non è fatto di versi, ma solo di parole messe le une accanto alle altre. In questo caso è opportuno che l’autore gli dia il battesimo di un altro nome; ma, di sicuro, quel componimento non potrà essere chiamato poesia. Succede spesso, come in tanti altri settori delle attività umane, che alcuni utilizzano il concetto di libertà nel modo più volgare possibile, ad uso e consumo proprio, credendo di poter fare quello che vogliono, senza sapere che anche i poeti liberisti devono essere obbligati al rispetto di regole, se vogliono fare poesia nel senso classico, tradizionale e moderno della cultura letteraria italiana. Riportiamo da pag. 5 del Gruppo Cultura Italia informa alcune citazioni celebri trovate da Anna Casalino: Paul Valery “L’essenza della poesia è la ricerca della poesia stessa”; Josif Brodskij “Le forme, i metri e le rime non sono schemi vuoti, ma grandezze spirituali insostituibili”; Stefan George “La misura più rigorosa è al tempo stesso la più alta libertà”.

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Platone, instancabile ricercatore della verità, influenzò col il suo pensiero le generazioni di tutti i tempi e gran parte di quella contemporanea che vede in lui il maestro di virtù morali e civili. Usò la forma di dialogo euristico con la convinzione che la filosofia non è un sistema di dottrine, bensì è una continua ricerca che ripropone incessantemente problemi da cui trarre il significato della vita. Nel seguire la lezione di Socrate, egli ricercò i concetti oggetto di discussione, si servì del metodo dialettico che perfezionò progressivamente su basi scientifiche, ancorò, infine, i fondamenti del sapere al mondo delle Idee. Non tralasciò, tuttavia, l'etica, la pedagogia, la politica, l'estetica, il problema dell'anima e del suo destino ultraterreno. In questo sommario excursus, il presente volume, che lascia largo spazio alla parola di Platone, presenta gran parte delle sue opere: dai dialoghi dialettici del primo periodo alla ricerca delle condizioni che permettono il sapere scientifico del secondo periodo; dalla trattazione sui problemi inerenti il contrasto tra mondo delle Idee e mondo sensibile alla contrapposizione tra politici-sofisti e politici-filosofi del terzo periodo; e, infine, il Timeo, che affronta il problema cosmologico e quello della conoscenza scientifica. Ma le opere ancor più vicine alla nostra sensibilità sono "Le Leggi" e "La Repubblica". Nella prima, Platone afferma che le leggi dello Stato abbisognano di un continuo adattamento alla realtà e che il legislatore deve sforzarsi di adattare le norme di convivenza alla complessità del mondo sociale e non agli interessi del singolo cittadino; nella seconda opera, egli, primo femminista ante litteram, sostiene che nel governo dello Stato non c'è nessuna funzione propria dell'uomo o della donna in quanto tali, ma le inclinazioni sono casuali in entrambi, e per natura la donna ha un'assoluta comunanza di funzioni con l'uomo (libro V; 455 d). E, ancora, a proposito degli amministratori dello Stato, è scritto: "nessuno di loro abbia alcuna proprietà personale, salvo necessità assoluta; perché, se, invece, possedessero terreni propri e case e denari, sarebbero inevitabilmente amministratori e proprietari terrieri, anziché custodi dello Stato e odiosi padroni, anziché alleati degli altri cittadini" (libro III; 417 a-b).

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Retrocopertina

Nei racconti riuniti in questa raccolta sono focalizzate alcune situazioni problematiche riscontrabili nella società attuale. L'autrice coglie le ipocrisie, le ingiustizie, gli egoismi insiti nella realtà in cui viviamo, ma lancia, nonostante il suo pessimismo, un messaggio di speranza. La prosa rifugge da preziosismi lessicali, è nitida e molto scorrevole, non appesantita dall'intento didascalico che la anima.

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Retrocopertina (di Sandro Marini)

Le liriche di Loretta Marchetti assecondano una trama ampia di riflessioni semplici quanto immediate, pacate quanto consapevoli, tutte riconducibili alla percezione, all'emozione, al respiro stesso della natura e delle cose che la connotano; in una parola, alla vita intima che la sorregge. "Io sono io e le mie circostanze", come ha scritto Ortega y Gasset, come a conferma di una fondamentale fiducia verso gli aspetti benevoli di quella natura e di quella vita di cui l'autrice coglie i riflessi nelle manifestazioni della terra e della vegetazione, del mare e del cielo e ove si annida un segreto del cuore, per una intensa / spensierata / infantile euforia. Loretta Marchetti ci porge queste sollecitazioni con un andare dialogante, comunicativo, quasi discorsivo, per cui l'attenzione dell'occhio e della mente si posa sulle cose che ci circondano e sul fluire del quotidiano, sulle immagini appena velate dal tempo. Si coglie così la connaturata moralità di una concezione positiva del vivere e dell'agire umano, in sintonia col sentimento del bello e con un messaggio interiore autentico, rinvenendo forme lessicali di leggerezza narrativa, a volte disarmante per la essenziale semplicità del verso e del ritmo. Forse non troviamo grandi voli della fantasia, tuttavia si percepisce, nell' accettazione rassegnata dell'esistenza, quell'insorgenza meditativa di accenti tanto facili quanto giusti e ponderati nel rendere il fluire pacato dei giorni e il sano sentimento della vita. Certo, l'autrice non evidenzia legami diretti con le radici profonde dei movimenti che hanno via via sconvolto il cammino della poesia contemporanea, ma la sua sensibilità estetica l'ha condotta a conoscere le forme essenziali dell' haiku, ove esprime felicità ispirativa nell'immediatezza di una folgorazione visiva. Sandro Marini

I guadagni provenienti dalla vendita e dalle offerte saranno devoluti al Centro "H" e alla Fondazione Salesi onlus di Ancona, che ha in programma di realizzare il progetto "Ospedale senza dolore" (leggi l'articolo a pagina 21 del notiziario del Comune di Ancona).

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C’era proprio bisogno di pubblicare un volume come questo? Ebbene, sì. C’era bisogno sia di questo, sia di altri che altre Case editrici vorranno pubblicare, se si impegnano a seguire lo spirito con cui noi abbiamo fatto la scelta delle fonti. L’idea è ambiziosa. Ci proponiamo due scopi: non offrire un sapere già confezionato e pronto da digerire (far parlare le fonti con il loro linguaggio semplice e più comprensibile del nostro, spesso accademico e artificioso); creare una nuova classe di studenti che si abituino, sin da giovanissimi, guidati opportunamente da queste pagine e dai loro insegnanti, a costruire essi stessi, sul materiale offerto, il loro sapere, mediante un tipo di ricerca simile a quella che si fa da adulti nelle Università. I contenuti delle fonti spaziano dalle teorie astronomiche a quelle biologiche-sessuali, da quelle musicali a quelle dietetiche, da quelle sulla felicità a quelle sul destino dell’uomo, sulla libertà e sulla necessità e così via. Qualche esempio. Molti sanno che i filosofi pitagorici hanno fatto studi accurati sulla musica; ma quanti sanno che Archita pitagorico ha costruito per primo quello strumento musicale che è conosciuto col nome di nacchere? Molti sanno che Leonardo da Vinci ha fatto studi, e ce ne ha lasciati i disegni, sulla meccanica del volo; ma quanti sanno che Archita pitagorico ha costruito, primo nella storia, una colomba di legno e l’ha fatta volare, sebbene poi questa colomba non sia stata in grado di risollevarsi una volta atterrata? Somiglia al nostro Presidente della Repubblica il sapientissimo Democrito, grande conoscitore dell’animo umano, quando afferma con autorità che «l’interesse dello stato deve collocarsi al di sopra di tutti gli altri, se si vuole che lo stato sia ben governato; e non si devono cercare tutti i pretesti per calpestare la giustizia, né tentare di soverchiare il bene comune». E Platone nella Repubblica, rincarando la dose, a proposito degli amministratori dello stato, aggiunge: «nessuno di loro abbia alcuna proprietà personale, salvo necessità assoluta, … perché se invece possedessero terreni propri e case e denaro, sarebbero inevitabilmente amministratori e proprietari terrieri anziché custodi dello stato, e odiosi padroni anziché alleati degli altri cittadini». Queste fonti, come selezionate da noi, palpitano di viva attualità e fremono per la voglia di manifestarsi al più presto a quanti hanno a cuore non solo la conoscenza degli eterni valori della cultura filosofica, ma anche e soprattutto i sani principi su cui si fonda ogni comunità umana, civile e democratica, di cui noi tutti dobbiamo onorarci di esserne vigili e attenti custodi.

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Ci sono più tipi di rivoluzioni: politiche, sociali, scientifiche, economiche, tecnologiche, meccaniche, eticomorali. In questo libro si parla di una rivoluzione "atipica", di tipo "friulano". Che cosa fecero in Friuli? Si tirarono su le maniche delle camicie e incominciarono a scavare subito con le mani e con le unghie per dissotterrare i vivi, i morti e i feriti del terremoto, senza attendere dall'alto attrezzature meccaniche, ruspe, autorizzazioni speciali, permessi burocratici. E salvarono tante vite! In questo libro le spontanee e volontarie confessioni delle alunne mettono a nudo, senza ipocrisie e falsi pudori, il mondo della scuola, i problemi dell'adolescenza, i rapporti intimi e personali tra le alunne, i rapporti di relazione tra alunni e professori. Alla fine del Diario, alla fine dell'anno scolastico, grazie alla "esperienza di laboratorio", costruita e vissuta in prima persona da tutte le alunne della classe, il mondo della scuola risulta come il luogo dove, oltre al piacere dell'apprendimento, nasce la gioia dello stare insieme e della socializzazione. Ma, cosa ancora più importante, si sviluppa una reale possibilità per le alunne di formarsi una sana, armoniosa ed equilibrata personalità.

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